SERIE A, 13^ GIORNATA
13^ Giornata di Serie A. “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Questo ancestrale proverbio uzbeko ben descrive l’avventura dei casciavit nell’ultimo mese. Partite riprese per i capelli con Hellas, Bologna e inter già indicavano che il Natale di Pioli quest’anno stava arrivando in anticipo. Infatti eccolo qui. A Firenze la squadra milanese ha altresì mostrato di non avere una panchina da scudetto. L’ingresso delle seconde linee milaniste ha permesso alla Fiorentina di dare una lezione di idee e gioco ad un Milan che attaccava senza costrutto. Italiano, come l’anno scorso con lo Spezia, ha sovrastato Pioli. Se i rossoneri vorranno rimanere in corsa per lo scudetto dovranno, a gennaio, mettere mano al portafoglio. Se per segnare devi costantemente far ricorso ad un quarantaduenne, bravo finché vuoi, significa due cose: che non potrai reggere per molto tempo, eche le difese delle squadre avversarie non valgono un cavolo.
Alle spalle delle prime in Serie A comincia a dare segnali positivi, per la gioia degli juventini, la gobba. Un paio di rigori, di cui il primo gentile omaggio dei varisti, e buonanotte Lazio .Questa, se priva di Immobile, non segna mai. Se poi il sostituto è Muriqi allora potrei giocare anch’io, otterrei il medesimo effetto: il nulla.
Ha vinto anche l’Atalanta rimontando uno Spezia un po’ molliccione. Non si è capito perché l’arbitro abbia fatto ripetere il rigore che ha portato la Dea in vantaggio. Se fosse per l’ingresso in area con troppo anticipo di giocatori spezzini, non capirei perché non si è usata medesima misura nel derby milanese sull’errore di Lautaro. Prima che tirasse mezza squadra milanista era già in area. Ma tant’è: partita che vai, arbitro che trovi.
Mentre aspettavo di vedere gli incontri mi sono iscritto per il richiamo del vaccino anticovid. Purtroppo dovrò aspettare il prossimo gennaio. Infatti, dopo aver contratto il virus con tanto di polmonite bilaterale interstiziale, l’unica dose di vaccino me l’hanno somministrata a luglio. Fatti i debiti calcoli sono costretto ad aspettare ancora due mesi. Chi ha provato come me la malattia, ha il terrore di riprenderla per cui vorrebbe ricorrere al più presto a quanto la scienza rende disponibile. Spiace ci siano dei tempi da rispettare, cercherò di farmene una ragione sperando che da lassù qualcuno mi protegga.
Sul fatto che i bauscia siamo la più forte squadra del non eccelso bigoncio italiano di Serie A non penso ci siano dubbi. È più forte in ogni reparto ma, a differenza dello scorso anno, non ha più la certezza che davano Lukaku come leader socio-emotivo e Handanovic come ottimo portiere. Il primo non c’è più e, pur sostituito degnamente da Dzeko, si nota la mancanza dei suoi incitamenti e la sua capacità di trascinare i compagni a dare il meglio. Handanovic è divenuto un buon portiere, non dà più certezza, si ha quasi l’impressione che di sera non veda bene i tiri da lontano, tipo lo Zoff di Argentina 1978. Negli scontri diretti si è vista una squadra, la Beneamata, che ha surclassato le leader del campionato.
Però manca un “quid “per essere leader piena, come ad Angelino Alfano. Col Napoli, passato in vantaggio su incertezza di Handa, è stato un monologo. Però non si è mai avuta la certezza che l’incontro fosse chiuso; solo alla fine la tifoseria nerazzurra ha potuto gustare l’avvicinamento a quattro punti dalla vetta ove, ridimensionate, regnano Milan e Napoli. Insegue con scarso successo la Maggica: a Genova, contro i rossoblu, non è parsa lo squadrone che doveva raggiungere il quinto posto in classifica con vista balcone sulla Dea. Troppe reti sbagliate finché, a dieci minuti dal termine, una grande azione di Mkhitaryan ha messo, per il tripudio di Mou,
Felix Afena-Gyan nella condizione di piazzare con un piattone la palla alle spalle di Sirigu. Il ragazzino si è anche ripetuto: vittoria e avvicinamento alla zona Champions per i giallorossi, l’avvento di Sheva e Zangrillo al momento non ha portato alcunché al Grifone.