«Alcuni Paesi europei hanno usato la pandemia per reprimere la libertà di parola»: è schietto il segretario generale di IDEA, Kevin Casas-Zamora (Istituto Internazionale per la Democrazia e l’Assistenza Elettorale), nel presentare il rapporto 2021 in merito alla situazione politica attuale nei vari Paesi dopo due anni di emergenza Covid-19.
Intervistato dal quotidiano “Politico.eu”, il capo dei IDEA conferma il “trend” già analizzato da diversi altri asset in questi ultimi mesi: «L’autoritarismo è in aumento mentre i regimi repressivi reprimono e i governi democratici adottano misure restrittive a causa della pandemia di COVID-19». Secondo i dati raccolti nei singoli Paesi, si scopre come le democrazie europee sono ricadute in diverse “forme di autoritarismo” in maniera raddoppiata nell’ultimo decennio: non solo Ungheria, Polonia e Slovenia, dove pure vivono cittadini che fanno parte dei due terzi mondiali sotto regimi autocratici. Il raffronto del report è tra le condizioni di circa 165 Paesi oggi e nel 2015: «in Europa in particolare, la pandemia di COVID-19 ha esacerbato le tendenze pre-pandemia, fornendo ai governi nuovi modi per indebolire ulteriormente la democrazia».
IL REPORT DI “IDEA” SULLO STATO DELL’UNIONE
Nello specifico, Kevin Casas-Zamora rileva come un certo numero di Paesi abbia usato senza remore l’emergenza causata dalla pandemia, in particolare disinformazione collegata al Covid-19, «per reprimere la libertà di parola e renderla un reato imprigionato». Per il segretario generale di IDEA, l’elemento ancora più inquietante è quanto siano stati minati libertà di espressione e integrità dei media: «Se c’è un messaggio chiave in questo rapporto, è che questo è il momento per le democrazie di essere audaci, di innovare e rivitalizzarsi», rilancia il capo dell’ente protagonista del report 2021. I risultati suonano come una sorta di “monito” ai Paesi che si apprestano il prossimo 9-10 dicembre al Summit for Democracy convocato dal Presidente Usa Joe Biden: dal punto di osservazione di IDEA, la speranza è che avvertimenti del genere possano fungere da «catalizzatore per gli sforzi multilaterali collettivi per difendere e far progredire la democrazia perché è ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di un’azione collettiva per proteggere la democrazia, e non solo tra i governi. Devono essere coinvolti anche la società civile, la stampa e il mondo accademico».