Sono stati liberati due dei 17 missionari rapiti ad Haiti a meta ottobre scorso. Finalmente l’incubo è finito, anche se solo per due di essi. L’annuncio arriva dalla chiesa americana alla quale appartenevano i 17 missionari. Sono stati tenuti in ostaggio da una gang nella periferia della capitale Port-au-Prince. Sedici di loro sono statunitensi, uno è canadese. L’organizzazione Christian Aid Ministries ha pubblicato il comunicato sul suo sito web: “I due ostaggi che sono stati liberati sono sani e salvi, di buon umore e sono stati presi in carico”.
L’usanza dei rapimenti purtroppo è diventata molto comune ad Haiti. Basti pensare che dall’inizio dell’anno ne sono stati messi in atto ben 628, senza fare distinzioni di nazionalità o provenienza sociale. L’ultimo, avvenuto ad ottobre, ha fatto scalpore per il nutrito numero di soggetti assaliti: il gruppo dei 17 missionari nordamericani, rapiti insieme alle loro famiglie, mentre lasciavano un orfanotrofio Port-au-Prince. Secondo il New York Times il gruppo comprendeva anche bambini. Una banda criminale li ha rapiti mentre si trovavano in bus pronti a raggiungere l’aeroporto. La notizia ha fatto subito il giro del mondo e oggi apprendiamo la liberazione di due di loro. Sugli altri quindici al momento non ci sono aggiornamenti.
Il rapimento dei 17 missionari
Il rapimento dei 17 missionari è stata una vera sorpresa per le autorità locali, come sottolinea il New York Times. Ma perché avvengono questi rapimenti? A quanto pare sono diventati una prassi ad Haiti dagli inizi del 2020, perché costituiscono una fonte di finanziamento per le bande armate. Le stesse che controllano diverse baraccopoli di Port-au-Prince e altre zone del paese.
Il Centro di Analisi e Ricerca sui Diritti Umani (Cardh) ha fatto sapere che ad Haiti si è registrato un aumento “esponenziale” dei sequestri negli ultimi due mesi. I dati parlano chiaro: 117 nel mese di settembre, ovvero il 60% in più rispetto al mese di agosto. Il Centro ha già dichiarato che questo numero aumenterà quando gli altri paesi inizieranno a fornire informazioni sulla situazione dei loro cittadini. L’unica tregua concessa dalle bande, si registra tra il giorno dell’assassinio del presidente presidente Jovenel Moise, ossia il 7 luglio e la sua sepoltura avvenuta il 23 luglio. Successivamente hanno rimesso in atto le loro procedure, come viene riportato da un rapporto dell’ufficio delle Nazioni Unite ad Haiti presentato al Consiglio di Sicurezza il 27 settembre.