I guariti hanno una protezione superiore ai vaccinati, quindi a loro non serve il vaccino. Ci sono diversi studi clinici ed epidemiologici a dirlo, ma lo conferma anche il genetista Paolo Gasparini, membro esperto del Consiglio superiore di sanità, direttore di genetica medica all’università di Trieste. «I guariti sono immuni contro tutte le porzioni del virus a differenza dei vaccinati che sono stati immunizzati solamente contro la proteina Spike (una parte del virus). Diverse pubblicazione scientifiche inoltre dimostrano chiaramente che l’immunità naturale è maggiore e di più lunga durata di quella determinata dai vaccini». Ne ha parlato a Il Tempo, spiegando che bisognerebbe agire come si è fatto per altre malattie virali: «In presenza di anticorpi circolanti non si vaccina ma al massimo, trattandosi di una forma nuova di virosi, si monitora nel tempo la quantità di anticorpi per valutarne l’andamento».
Una considerazione di non poco conto, considerando che i guariti certificati sono quasi 5 milioni. Quando gli è stato chiesto se, dunque, i bambini debbano fare il vaccino se hanno un livello significativo di anticorpi, ha spiegato: «Normalmente nei soggetti guariti da un’infezione virale e con anticorpi circolanti non si procede ad una vaccinazione. Non si capisce quale è il razionale per fare un’eccezione a quanto praticato nella medicina sinora e cambiare strategia nel caso del Covid19».
COVID E BAMBINI “VACCINO? UTILE SIEROLOGICO PRIMA”
Per quanto riguarda la vaccinazione dei bambini tra i 5 e 11 anni, i dati di fase 2-3 sono stati elaborati su 3.100 bambini, una coorte non sufficiente per il genetista Paolo Gasparini. «Per stare tranquilli bisogna aspettare che il numero di soggetti arruolati nel clinical trial sia almeno 4-5 volte superiore. Ovviamente bisogna distinguere tra approvazione di un vaccino e quindi la sua disponibilità sul mercato ed il suo utilizzo in pazienti “fragili” e campagna vaccinale, per la quale, parlando di bambini sussistono anche aspetti di tipo etico». Nell’intervista a Il Tempo ha anche ribadito che i vaccini non impediscono i contagi, quindi non sono sterilizzanti, d’altra parte «certamente esiste una riduzione della contagiosità». Sarebbe utile avere i dati divisi per vaccino, ma attualmente non sono a disposizione. Così come sarebbe utile per Gasparini sottoporre i bambini ad un sierologico prima di vaccinarli, «sia per ottenere dati epidemiologici che per definire strategie vaccinali razionali e pertanto verosimilmente efficaci. Ai bambini guariti si possono applicare le stesse regole che dovrebbero essere applicate ai guariti adulti ovvero non vaccinarli ma eventualmente monitorare l’evoluzione del tasso anticorpale nel tempo».
Circa il 25% di nuovi casi sono in età pediatrica, ma i bambini che contraggono il Covid generalmente non corrono alcun rischio. Il genetista Paolo Gasparini ha sottolineato che la stragrande maggioranza di loro «non manifesta alcun sintomo o sintomi molto blandi tipo raffreddore», quindi «solo una minima parte manifesta una forma più grave e solo un numero veramente ridotto richiede l’ospedalizzazione». La maggior parte dei casi ospedalizzati e la quasi totalità dei deceduti presentano comorbidità. Il Covid, dunque, è paragonabile all’influenza per i bambini. Neppure il long Covid rappresenta un grande rischio per loro: «Può presentarsi al massimo nel 14% dei bambini che contraggono la virosi. La presenza di 5 sintomi si ritrova nel 7% dei casi. Si tratta pertanto di percentuali decisamente inferiori alle stime fatte finora».