Riaperto ancora una volta il caso Marco Pantani. La svolta stavolta arriva con la Commissione Parlamentare Antimafia, che nel 2020 ha ascoltato, tra gli altri, Fabio Miradossa, il pusher che riforniva di cocaina il Pirata. All’epoca l’audizione venne secretatama ora i verbali sono arrivati per competenza alla Procura di Rimini e, come riportato dal Quotidiano Nazionale, insieme al memoriale della famiglia Pantani hanno spinto il nuovo procuratore capo Elisabetta Melotti a riaprire l’indagine per la terza volta. Si tratta di un fascicolo contro ignoti per capire se fu omicidio. Secondo le versioni ufficiali emerse dalle due inchieste precedenti, confermate da altrettanti decisione della Cassazione, il ciclista di Cesenatico morì per overdose di cocaina, una tesi a cui la famiglia non ha mai creduto.
Mamma Tonina e papà Paolo hanno deciso di cambiare legale, che ha preparato e consegnato un memoriale di 51 pagine in cui viene ripercorsa la battaglia per la verità. La mamma di Marco Pantani nei giorni scorsi ha incontrato i capi della Procura di Rimini, spiegando in due ore lacune e domande che non hanno mai avuto risposta da quel 14 febbraio 2004, quando il Pirata fu trovato morto nel bifocale del residence Le Rose di Rimini.
MARCO PANTANI, IL PUSHER “FU UCCISO”
«Marco è stato ucciso», questa la tesi di Fabio Miradossa, l’uomo che forniva la cocaina a Pantani. Ancor prima Renato Vallanzasca citò esponenti della criminalità organizzata vicini alla camorra che in carcere parlarono dell’esclusione per ematocrito alto al Giro 1999, a due tappe dalla fine. «Mi dissero di scommettere contro Pantani perché non avrebbe finito il Giro», disse l’ex boss della malavita. Della vicenda si è appunto occupata la Commissione Antimafia, che in questi anni ha anche ascoltato detenuti. Per ora c’è stato solo un processo, dopo la chiusura della prima indagine.
Vennero condannati Fabio Carlino (4 anni e 6 mesi) “per spaccio e morte come conseguenza dello spaccio”, Ciro Veneruso (3 anni e 10 mesi), accusato di aver portato la cocaina a Marco Pantani, invece Fabio Miradossa patteggiò una pena di 4 anni e 10 mesi. La Cassazione poi ha assolto Fabio Carlino perché il “fatto non sussiste”, quindi per i giudici la morte del Pirata è stata causata da una assunzione volontaria della droga. Ora però si riapre un nuovo capitolo, quello forse della verità.