E’ la seconda volta in una settimana che un palestinese colpisce nella città vecchia di Gerusalemme, uccidendo un giovane israeliano, che faceva la guida turistica, e ferendone altri tre. Poche ore più tardi a Giaffa un altro palestinese è stato bloccato dopo aver assalito e ferito un uomo. Episodi che fanno pensare all’inizio di una nuova ondata di attacchi da parte di elementi in qualche modo legati ad Hamas. Tutto questo mentre la Corte europea, per alcuni vizi procedurali, ha annullato la sentenza del 4 settembre 2019 che cancellava Hamas dall’elenco delle organizzazioni terroristiche, ristabilendo così il divieto di trattare con esso dal punto di vista politico.
Secondo Filippo Landi, già corrispondente Rai da Gerusalemme, “nella parte araba di Gerusalemme e in tutta la Cisgiordania sta crescendo il disagio dei palestinesi per l’aumento, favorito dal nuovo governo, del numero di coloni israeliani, mentre paradossalmente gli arabi che vivono in Israele godono di vantaggi mai avuti, grazie all’ingresso nell’esecutivo del partito arabo”. Quanto al ritorno di Hamas fra le organizzazioni terroristiche, ci ha detto ancora, “fa parte di una sorta di compensazione nei confronti di Israele da parte dell’Occidente, affinché non venga ostacolato il dialogo in corso con l’Iran per tornare agli accordi sul nucleare interrotti da Donald Trump”.
Negli ultimi giorni si sono verificati diversi attacchi palestinesi in Israele. Secondo lei, si può parlare di imminente nuova escalation terroristica?
L’attacco portato avanti da un palestinese di un campo profughi a Gerusalemme Est, nella parte araba della città, può essere l’inizio di una serie di attacchi. Il motivo può risiedere innanzitutto nel disagio crescente, soprattutto fra la popolazione palestinese di Gerusalemme Est e della Cisgiordania, legato al fatto che sta crescendo la presenza, anche con il nuovo governo, dei coloni israeliani e aumenta la stretta della polizia su tutte le attività palestinesi in Cisgiordania.
Un disagio prevedibile, non crede?
Sì, ma si affianca a una situazione leggermente migliore per gli arabi e i palestinesi che abitano in Israele, grazie all’ingresso nel governo del partito arabo. C’è quindi un disagio ancor più forte in una parte dei palestinesi e questo si è visto nelle manifestazioni a sostegno dell’attacco che ci sono state nel campo profughi dopo l’attentato nella città vecchia.
Tutto questo fa parte di un disegno preciso? Cosa potrebbe accadere?
C’è un aspetto più politico. Hamas ha fatto sentire la sua presenza in un momento in cui si sta giocando la partita con l’Iran fra Occidente e Iran stesso, in cui la strada sembra portare a un nuovo accordo che congelerà le attività nucleari iraniane. Storicamente è avvenuto che Usa e Ue abbiano in passato lasciato mano libera a Israele in Palestina per ottenere il consenso e la neutralità a un accordo con l’Iran.
L’annullamento della sentenza del 2019 nei confronti di Hamas che cosa potrà causare? Un inasprimento dello scontro?
L’annullamento della sentenza sembra una questione di procedura giuridica, in realtà non è così. La sentenza che sospendeva l’applicazione del bando di Hamas dal consesso della politica internazionale perché considerata un’organizzazione terroristica, apriva uno spiraglio a coloro che nella Ue ritenevano necessario distinguere fra la componente armata di Hamas e quella politica. La Corte ribadisce che sono una sola cosa.
Quindi?
Su questo elemento si è inserito il governo inglese, adesso è fuori dall’Europa, che attraverso, si badi bene, il ministro degli Interni ha dichiarato che è sua intenzione collocare Hamas nell’elenco dei gruppi terroristici. In qualche modo siamo sulla traiettoria di voler concedere a Israele una valutazione politica negativa di Hamas, affermando anche di non voler trattare con Hamas. L’atteggiamento dell’Europa in qualche modo sembra acconsentire a una richiesta israeliana proprio mentre si sta trattando con l’Iran.
Una sorta di compensazione?
Questa definizione si avvicina molto alla realtà.
Hamas come reagirà?
La prima reazione è stata politica: un portavoce di Hamas ha detto che quello che la Corte e anche il Regno Unito stanno facendo, ribadendo in sostanza l’impossibilità di una trattativa politica, è la conferma che l’Occidente accetta l’occupazione israeliana della Cisgiordania. Siamo sul terreno di una valutazione politica, ma questa vicenda resta nel suo complesso innanzitutto politica.
(Paolo Vites)
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