«È l’epoca della liquidità o del gassoso. Tuttavia, la Costituzione conciliare Gaudium et spes rimane, al riguardo, ancora attuale. Ci ricorda, infatti, che la Chiesa ha ancora molto da dare al mondo, e ci impone di riconoscere e valutare, con fiducia e coraggio, le conquiste intellettuali, spirituali e materiali emerse da allora in vari settori del conoscere umano»: è tutt’altro che banale il video-messaggio invitato da Papa Francesco in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura in Vaticano.
Un “nuovo umanesimo” – ma centrato sul Vangelo del Cristo, dunque ben diverso da quello “teorizzato” mesi fa in piena pandemia Covid da diversi intellettuali, politici e scienziati – per poter rispondere ad un’epoca segnata da un mondo sempre più “liquido” dove ogni caposaldo sembra sfuggire: questa la “proposta” di Francesco che cita i suoi grandi predecessori Paolo VI e Benedetto XVI, «Di fronte alla rivoluzione che investe i nodi essenziali dell’esistenza umana, occorre compiere uno sforzo creativo e ripensare alla presenza dell’essere umano nel mondo». Era Papa Montini che nel 1965 parlava già di un nuovo umanesimo che potesse contrastare l’umanesimo laico profano: «Nella nostra epoca segnata dalla fine delle ideologie, esso sembra ormai dimenticato, sembra sepolto davanti ai nuovi cambiamenti portati dalla rivoluzione informatica e dagli incredibili sviluppi nell’ambito delle scienze, che ci costringono a ripensare ancora che cosa sia l’essere umano. La domanda sull’umanesimo nasce da questa domanda: cos’è l’uomo, l’essere umano?», scrive Bergoglio nel suo videomessaggio.
PAPA: “CENTRALE LA RELAZIONE TRA UOMO E DONNA”
Senza cedere alla critica e alla negazione, indica ancora Papa Francesco, è il momento di pensare «alla presenza dell’essere umano nel mondo alla luce della tradizione umanistica: come servitore della vita e non suo padrone, come costruttore del bene comune con i valori di solidarietà e di compassione». Accanto alla domanda su Dio – che rimane fondamentale per la Chiesa e per la stessa esistenza umana, come ricordava copiosamente Benedetto XVI – oggi si pone in modo decisivo la domanda sullo stesso essere umano e la sua identità. Scrive ancora il Pontefice: «Cosa significa oggi essere uomo e donna come persone complementari e chiamate alla relazione? Che senso hanno le parole “paternità” e “maternità”? E poi ancora, qual è la condizione specifica dell’essere umano, che lo rende unico e irripetibile nei confronti delle macchine e anche delle altre specie animali? Qual è la sua vocazione trascendente? Da dove deriva la sua chiamata a costruire rapporti sociali con gli altri?». Al netto del recupero fondamentale del valore delle Scritture, della tradizione culturale, religiosa ed escatologica della Chiesa, secondo Papa Francesco occorre recuperare “altro” dalla cultura contemporanea mondiale: «l’umanesimo biblico e classico oggi deve aprirsi sapientemente per accogliere, in una nuova sintesi creativa, anche i contributi della tradizione umanistica contemporanea e di quella di altre culture. Penso, ad esempio, alla visione olistica delle culture asiatiche, per una ricerca dell’armonia interiore e con il creato. Oppure alla solidarietà propria delle culture africane, per superare l’eccessivo individualismo tipico della cultura occidentale. Importante è anche l’antropologia dei popoli latinoamericani, con il senso vivo della famiglia e della festa. Come pure le culture dei popoli indigeni in tutto il pianeta». Per il Santo Padre in tutte queste culture vi sono forme di un «umanesimo che, integrato in quello europeo ereditato dalla civiltà greco-romana e trasformato dalla visione cristiana, diventa oggi il miglior strumento per far fronte alle inquietanti domande sul futuro dell’umanità».