Un tunisino di 27 anni, Mounir Bahroumi, accusato di autoaddestramento per la jihad con finalità di terrorismo anche internazionale, si è visto ridurre dalla Corte di assise di appello di Bologna la pena, passata da tre anni e sei mesi a due anni e otto mesi. Per l’imputato, difeso dal legale Roberto Filocamo, la Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, pronunciata dal Gup di Bologna nello scorso mese di febbraio 2021.
In particolare, come si legge nel servizio pubblicato dall’agenzia di stampa ANSA, che ha fornito la ricostruzione del caso, ricordando come si sia arrivati a questo grado di giudizio, all’interno dello smartphone del nordafricano erano stati trovati migliaia di file, nei quali erano presenti precise indicazioni sulle modalità di costruzione di esplosivi o di altre armi. Non solo: c’erano anche “video di attentati, esecuzioni di infedeli, predicatori che incitano alla jihad, testi inneggianti al martirio”.
RIDOTTA LA PENA AL TUNISINO CHE SI ADDESTRAVA PER LA JIHAD: CONTATTI CON L’ISIS ATTRAVERSO I SOCIAL MEDIA?
Insomma, un quadro decisamente delineato, considerato l’elevato numero di elementi enucleati poche righe fa, tanto che, a seguito di un’indagine a cura della Digos e della Polizia Postale, il 27enne tunisino, di professione muratore e residente a Busseto, località ubicata in provincia di Parma, nel febbraio 2020 fu fermato e portato in carcere, dove si trova attualmente.
È ancora l’agenzia giornalistica nazionale ANSA, tuttavia, a fornire un nuovo dettaglio relativo alla detenzione nella struttura penitenziaria del giovane, per il quale la difesa ha formalmente presentato istanza di scarcerazione. Diversa, invece, la posizione dell’accusa nei confronti di Bahroumi, che viene accusato di avere avuto contatti diretti e comunicazioni con ambienti dell’Isis mediante l’utilizzo delle piattaforme digitali e telematiche, con particolare riferimento al mondo dei social network.