Emergono ulteriori anomalie in merito all’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Delle vere e proprie ombre sul processo. Tre testimoni chiave sono indagati dalla Procura di Roma per false dichiarazioni. Si tratta di Constantin Saracila, Ahmed Tamer e Italo Pompei, sentiti nel processo. Il primo è un senza fissa dimora che avrebbe dovuto chiarire se il carabiniere e il collega Andrea Varriale si erano qualificati come carabinieri, aspetto cruciale della vicenda. Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 due ragazzi americani – Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth – in vacanza in Italia andarono ad un appuntamento con Sergio Brugiatelli, mediatore di un pusher, a cui avevano sottratto lo zaino dopo uno scambio di droga finito male. Si ritrovarono invece due carabinieri, chiamati per recuperare lo zaino. Nacque una colluttazione e uno dei due ragazzi sferrò 11 accoltellate a Mario Cerciello Rega.
Secondo i legali di Lee Elder non sapeva che fosse un carabiniere, in quanto non si era qualificato come tale. L’accusa però ha sostenuto il contrario. Gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, come riportato da Il Dubbio, rilanciano ricordando che il comandante Del Prete «aveva accertato non fosse presente sul luogo dei fatti», quindi si chiedono perché «sia stato ripescato dagli investigatori pochi giorni dopo, alla vigilia del Ferragosto 2019».
OMICIDIO CERCIELLO REGA, LE OMBRE SUL PROCESSO
Per i legali sin da subito è stato che questo testimone mentisse, «fornendo, non si sa perché, una testimonianza secondo la quale avrebbe visto i due carabinieri parlare con i ragazzi americani. Una “testimonianza” che è stata enfatizzata dalle informative a sostegno della tesi dell’accusa circa il fatto che i due Carabinieri Varriale e Cerciello si fossero qualificati di fronte ai ragazzi americani». Ci si chiede allora come mai il racconto del collega di Mario Cerciello Rega, testimone chiave, dovesse trovare riscontro in quelle del senza fissa dimora. «Forse non era così granitico?», si chiede Valentina Stella sulle colonne de Il Dubbio. Gli altri testimoni indagati sono Ahmed Tamer, riguardo lo scambio di droga finito male tra i due americani e Brugiatelli, e Italo Pompei, che avrebbe raggirato i due ragazzi vendendo cocaina scadente.
«Hanno contribuito ad alterare la verità», hanno dichiarato i due legali di Lee Elder al quotidiano. In particolare, riguardo il loro ruolo di informatori dei carabinieri, «tenuto nascosto dai due testi» e che avrebbe fornito «una chiave di lettura dei successivi eventi della tragica notte su cui si sono addensate stranezze e contraddizioni». In virtù di tutto ciò, la difesa di Lee Elder è pronta a costituirsi come parte civile nei processi per falsa testimonianza dei testimoni. Ciò per i legali è importante anche in vista del processo d’appello, che dovrebbe cominciare tra febbraio e marzo 2022.