Serbia in tumulto per il litio. Migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro l’offerta di nuove concessioni minerarie a multinazionali come Rio Tinto e la cinese Zijin per paura che i loro progetti provochino gravi danni ambientali. La situazione è a dir poco complicata: i manifestanti hanno bloccato ponti e strade nelle principali città serbe. Blocchi stradali sono stati registrati, ad esempio, a Belgrado, Novi Sas, Sabac, Uzice, Nis e Zajecar. Il governo serbo ha aperto una trattativa con investitori stranieri dopo l’approvazione di due leggi che danno più poteri allo Stato per l’espropriazione di terreni privati, rendendo così difficile per la popolazione contrastare quei progetti che considerano inquinanti. Rio Tinto ha promesso di rispettare gli standard ambientali nazionali ed europei, ma per gli ambientalisti il progetto da ben 2,4 miliardi di dollari per la miniera di litio può contaminare in maniera irreversibile l’acqua potabile nella zona.
Da qui le proteste che rappresentano un problema grande per il presidente Aleksandar Vucic, che l’anno prossimo si gioca il posto alle elezioni presidenziali e parlamentari. Dal canto suo, ha promesso che, terminato lo studio sull’impatto ambientale del progetto di Rio Tinto nel villaggio di Gornje Nedeljice, dove la multinazionale anglo-australiana ha già cominciato ad acquistare terreni, lancerà un referendum per far decidere alla popolazione se far proseguire il progetto.
PROTESTE IN SERBIA CONTRO MINIERA LITIO
Il presidente Aleksandar Vucic si è detto anche pronto a portarsi un sacco a pelo se sarà necessario aspettare per avere un confronto con i cittadini della Serbia occidentale che stanno protestando contro l’investimento di Rio Tinto per una miniera di litio. Vuole infatti parlare con coloro che sono contrari al progetto, ma da parte dei manifestanti non c’è apertura al confronto. «Abbiamo saputo della sua visita (di Vucic) dai media e poi, alle 21:30, le sue persone ci hanno informato. È una continua manipolazione e pressione su di noi. Non incontreremo il presidente», ha dichiarato una Ong all’emittente regionale N1.
Inoltre, hanno annunciato l’intenzione di «bloccare la Serbia» per protestare contro questo investimento voluto dal presidente. E infatti la Serbia è paralizzata, ma per fortuna non c’è stato alcun incidente di rilievo, nonostante l’atmosfera di alta tensione e qualche isolata provocazione. Si parla già di “blokada“, la paralisi per le proteste di ambientalisti, ecologisti e avversari del governo. Oggi c’è ancora più gente rispetto ad una settimana fa, con la capitale bloccata per ore.