Serena Mollicone è entrata nella caserma di Arce il primo giugno 2001? Trovare una risposta a questa domanda è fondamentale per risolvere il caso relativo all’omicidio della 18enne, che poi è stata abbandonata in un bosco. Utile in questo senso sarebbe stata la testimonianza di Rosa Mirarchi, la donna che per dieci anni, fino al 2005, ha svolto le pulizie all’interno della caserma. La donna, ascoltata più volte, nel 2016 dichiarò: «Non sono in grado di affermare con assoluta certezza che la ragazza vista nella sala d’attesa della caserma, fosse Serena, ma nemmeno lo posso smentire». Risentita venerdì scorso, ha fornito gli stessi elementi, parlando della presenza di una ragazza in caserma, della porta rotta nell’alloggio della famiglia Mottola e dell’incontro con il maresciallo Mottola.
Ma non è stata in grado di collegare gli eventi al giorno preciso, così come avvenuto nelle sommarie informazioni rese anche precedentemente. «Se un teste descrive una ragazza con particolari importanti come ha fatto la signora Mirarchi tanto da sembrare l’identikit di Serena, se dice di aver incontrato il maresciallo sulle scale e se colloca la porta nell’alloggio della famiglia Mottolo, ci dice cose importanti. Importantissime», il commento dello zio della vittima, Antonio Mollicone, ai microfoni del Messaggero.
“VERITÀ? BASTA FARE GIUSTI COLLEGAMENTI”
Per la famiglia di Serena Mollicone si tratta di una testimonianza importante anche perché Rosa Mirarchi ha firmato l’uscita dal lavoro, quindi risulta che quel giorno fosse in caserma. «Come famiglia ci sentiamo perfettamente soddisfatti della testimonianza, non la consideriamo affatto una ritrattazione. Ciò può essere considerata solo da chi non conosce l’andamento delle vicenda legata alla morte di mia nipote», ha precisato il fratello di Guglielmo, padre di Serena morto nel 2020, al Messaggero. Inoltre, c’è la convinzione che si è vicini alla verità sulla morte di Serena Mollicone. «Tanti aspetti stanno emergendo. Basta saper fare i giusti collegamenti. Le difese fanno il proprio lavoro ed è giusto così».
Ci sono poi le rivelazioni choc di Santino Tuzi, prima del suo suicidio. Il brigadiere, in servizio ad Arce, nel 2008 disse di aver visto la 18enne in caserma il giorno della scomparsa. «Chi è chiamato a difendersi vuole dimostrare che Santino era fuori dalla caserma. Ma Santino dice la verità e questo è emerso dalla testimonianza del maresciallo Evangelista e del colonnello Imbratta». La prossima udienza è in programma venerdì prossimo: verranno ascoltati altri tre testi. Continua così la battaglia per Serena Mollicone, portata avanti ora dallo zio: «Tutta la famiglia ha raccolto questa eredità di mio fratello che per anni si è battuto, ha lottato per Serena. Tutti siamo addolorati e arrabbiati per la tragica morte di Serena. Non molliamo. Andiamo avanti per Serena, per Guglielmo e per tutti coloro i quali credono nella giustizia».