Archiviata (o forse verrebbe da dire “solo rimandata”) l’offensiva della Commissione Europea ai nomi cristiani e al “Natale” con il ritiro del documento “Linee guida per una comunicazione inclusiva nelle istituzioni europee”, occorre riflettere su quale sia il reale stato delle cose in Europa tra religione cristiana.
Per Don Nicola Bux, teologo ed esperto di liturgia nominato da Papa Benedetto XVI consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e del Culto Divino, quanto emerso con l’intemerata proposta della commissaria all’Uguaglianza Helena Dalli non è nient’altro che l’esatta previsione fatta da San Giovanni Paolo II nel Duemila: «l’Europa ha compiuto una grave apostasia, un distacco dalla sua stessa storia», disconoscendo dai propri riferimenti culturali e politici le radici giudaico-cristiane. Intervistato oggi da “La Verità”, Don Bux incalza tanto le autorità europee quanto la stessa Chiesa per il processo di scristianizzazione sempre più in atto al mondo di oggi: «chi conosce l’involuzione che l’Unione Europea ha subito negli ultimi decenni, non si stupisce più di questi fatti». Il teologo cattolico non ha timore di chiamare per nome le cose: «nelle organizzazioni Ue è presente una influente componente anticristiana». Lo si evincerebbe, incalza Bux, dai tantissimi pronunciamenti e comportamenti di favore nei confronti di gruppi e minoranze che «vogliono imporre una visione anticattolica».
L’ODIO DELL’EUROPA LAICISTA
L’accusa è dunque sì alle strutture europee, ma anche a quella parte della Chiesa che sembra quasi incapace di rispondere punto su punto alla visione anti-cristiana della storia: per Don Nicola Bux, che cita il Papa Emerito Joseph Ratzinger, «l’Europa ha palesato un odio verso sé stessa, presumendo di diventare una realtà più accogliente o, come si dice oggi, inclusiva. Sta pagando questa visione con un’invasione incontrollata e non mirata, alla quale va aggiunto un inverno demografico che la condannerà all’estinzione». Sempre a “La Verità”, il teologo conservatore critica indirettamente la stessa proposta fatta da Papa Francesco nell’ultimo viaggio a Cipro, ribadendo «Il paradosso attuale è che si invoca l’inclusione dei migranti provenienti dai Paesi islamici, ma si finisce per proporre loro il modello LGBT , cioè un’impostazione che la gran parte di queste persone rifiuta. Se non si considera la fisionomia del corpo che accoglie, il processo di integrazione finirà con un violento rigetto, proprio come un trapianto andato male». Vera integrazione, come ribadisce la stessa Chiesa Cattolica nella storia della propria dottrina sociale, si ha con la compatibilità tra le culture. Con l’Islam, si chiede il teologo, come può avvenire tale compatibilità? «Al massimo, può esserci tolleranza. Oggi l’Europa pecca di una grave intolleranza nei confronti di chi, egualmente europeo, non la pensa come i gruppi di potere che dettano l’agenda. Se non siamo in grado di proporre tolleranza tra noi stessi, come possiamo pretendere di essere inclusivi verso le altre culture?». Secondo il teologo scelto da Papa Ratzinger, arrivare a proporre di cancellare dai documenti Ue nomi cristiani come Maria o Giovanni è come dire «distruggere la memoria del cristianesimo», ma non è certo l’elemento di maggiore gravità che alberga all’orizzonte di questa epoca sempre più scristianizzata: «a chi giova questa omologazione ricercata? A chi progetta un mondo senza Dio. Ma anche a chi, in modo miope, crede di poter costruire un mondo esclusivamente a misura d’uomo. Un’utopia». Citando Dostoevskij, non certo un simbolo della Chiesa Cattolica, Don Bux arriva al cuore della critica per la Chiesa di oggi: «la condizione per la salvezza della storia del mondo risiede nelle parole “il Verbo si è fatto carne”. Se gli uomini di Chiesa si allontanano da tutto ciò, falliscono nella loro missione. Oggi, come ha scritto Benedetto XVI, c’è una deformazione della coscienza: si propone come bene ciò che è intrinsecamente male».