343 giorni d’inferno, il sequestro più lungo mai subito da una donna: torniamo a oltre quarant’anni fa e a quanto affrontato da Barbara Piattelli. Ospite di Oggi è un altro giorno, la donna ha ripercorso il suo dramma fin dal principio: «Quando sono rientrata a casa con mia mamma, nel garage di casa è entrata una macchina dalla quale sono usciti dei personaggi che mi hanno aperto lo sportello, strappato dalla seduta e buttato dentro la loro automobile. Mentre mia madre veniva gettata a terra con una pistola puntata. Dopo di che è iniziato questo “viaggio”».
«Questi criminali non sono mai stati trovati, ma non li hanno mai cercati, credo. Non sono mai stati veramente individuati, non si è mai capito chi fossero», ha ricordato Barbara Piattelli, che ha raccontato alcune delle difficoltà affrontate: «343 giorni in una grotta. Dopo sei mesi ho potuto lavarmi i capelli con una bottiglia d’acqua e lo shampoo. E’ stata l’unica volta fino a dicembre, quando poi sono stata liberata».
BARBARA PIATTELLI E I 343 GIORNI DI INFERNO
«Non c’era un rapporto con questi sequestratori. Loro non mi parlavano, mi facevano capire le cose in qualche modo», ha proseguito Barbara Piattelli, che ha poi ricordato il tentativo di fuga qualche mese dopo il sequestro: «Ho provato a fuggire, ho provato a salire una montagna, ho visto un casolare ed è uscito fuori uno dei sequestratori. Dopo mi hanno incatenato, fino a quando non me l’hanno tolta perché avevano capito che non ce n’era più bisogno». Barbara Piattelli è poi tornata sull’atteso rilascio, avvenuto dopo 343 giorni: «Sono stata rilasciata in un campo sterrato, mi hanno detto di raggiungere delle luci che si vedevano da lontano. Avevo capito che mi avevano liberato, mi girava la testa, ero un po’ frastornata».