Dopo una botta in testa sarebbe meglio non usare per almeno un paio di giorni i dispositivi elettronici, a cominciare da smartphone e personal computer. A raccomandarlo, come scrive il Corriere della Sera, sono i ricercatori dell’Università del Massachusetts diretti da Theodore Macnow, che sulle pagine della rivista JAMA Pediatrics hanno recentemente pubblicato uno studio che fa chiaramente capire come, dopo una concussione cranica, sia meglio star lontano dagli schermi luminosi per almeno 48 ore, evitando così di compromettere il pieno recupero.
Nello studio in questione, realizzato negli Stati Uniti, i ragazzi che si erano astenuti dall’utilizzate computer e telefonini, si sono ristabiliti in tre giorni e mezzo mentre tutti gli altri ci hanno impiegato ben 8 giorni, quindi circa 4 e mezzo in più. I giovani analizzati sono stati divisi in due gruppi da 125 ciascuno, di età compresa fra i 12 e i 25 anni, e che fra il febbraio 2018 e lo stesso mese del 2020, si sono presentati al Pronto soccorso dell’UMass Memorial Medical Center di Worchester per una concussione lieve. Al primo gruppo era stato vietato l’uso dello schermo luminoso per 2 giorni, mentre gli altri potevano usarlo a meno dell’insorgenza di precisi sintomi.
NIENTE SMARTPHONE E PC DOPO UNA BOTTA IN TESTA: “NON E’ CHIARO PERCHE’ MA…”
«Non è ancora chiaro – ha spiegato Macnow – perché il tempo passato davanti agli schermi peggiori la prognosi, ma l’esposizione ai fotoni luminosi sembra una delle cause più probabili, peraltro già risultata implicata anche negli attacchi di emicrania. L’esagerato uso di smartphone da parte dei ragazzi pure quando vanno a dormire può inoltre ridurre le ore di sonno che sono invece un toccasana per le concussioni. Nel nostro studio abbiamo valutato solo le prime 48 ore dall’evento concussivo e occorrerà vedere cosa succede dopo, specificando anche se è peggio guardare il computer o, ad esempio, la televisione».
Il problema non riguarda solamente gli adolescenti e i giovani ma anche gli adulti, visto che ogni anno, nella sola Italia, circa 120mila persone si recano in Pronto Soccorso per concussioni varie. Spesso e volentieri si tratta di casi di concussione cranica, nota anche come TBI, acronimo di Traumatic Brain Injury, che nelle forme più gravi può causare una forte cefalea con nausea, vomito, incapacità di muoversi, disturbi della parola, confusione e agitazione. In casi gravissimi, infine, si può arrivare al coma e risvegliarsi con episodi di epilessia post-traumatica.