Per evitare l’insorgere del cancro al colon bisogna diminuire il consumo di carne rossa, e nel contempo, aumentare quello delle verdure. Lo confermano gli ultimi studi riportati nella giornata di ieri dal Corriere della Sera sul sito ufficiale, e raccomandano la riduzione del consumo di cibi cosiddetti “lavorati” (insaccati e salumi), ma anche di alcol e sale. Secondo i ricercatori del Vanderbilt University Medical Center, così come dimostrato in un lavoro pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, seguendo questo tipo di dieta si può ridurre del 40 per cento la possibilità del sopraggiungere di un tumore al colon-retto, quota che scende al 25 per cento per le persone a basso rischio. La conclusione è giunta dopo che sono stati analizzati i dati di 346.297 persone, e studiando il loro indice di massa corporea nonché la loro alimentazione.
«Qual è lo stile di vita corretto? Quello in cui si trova il proprio equilibrio ricordando che mangiare è anche un piacere, serve moderarsi non privarsi — spiega al Corriere della Sera Filippo de Braud, ordinario all’Università degli Studi di Milano e direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano —. Bisogna evitare sovrappeso, fumo, cibi ricchi di additivi, fare movimento, avere una dieta varia e ricca di fibre vegetali, limitare sale, zucchero e grassi, evitare i superalcolici, ridurre l’alcol a un bicchiere al giorno, la carne e soprattutto gli insaccati, sui quali serve però un distinguo. Un salame inglese, francese o tedesco ha una qualità molto bassa rispetto a quello italiano perché da noi ci sono più controlli sull’alimentazione degli animali da produzione di carne, la preparazione, la conservazione e l’aggiunta di additivi. Uno stile di vita adeguato riduce l’infiammazione metabolica che, unita a un deficit di riparazione delle cellule, può favorire lo sviluppo del cancro».
CANCRO AL COLON, COME EVITARLO? POCA CARNE ROSSA E POCHI INSACCATI
In merito alla carne rossa, le linee guida consigliano il consumo di 500 grammi a settimana e di 50 di insaccati: «Non si è trovata una spiegazione di causa-effetto tra il consumo di carne rossa e il tumore, la si è invece identificata per gli additivi presenti negli insaccati. Una delle cose più associate al rischio di tumore è il metodo di cottura della carne. Quella crosticina scura, tipica della brace, è ricca di prodotti di combustione che contengono sostanze cancerogene. Non escludiamo il barbecue, ma limitiamolo a una volta al mese».
Per quanto riguarda la carne bianca, invece, «mancano studi sufficientemente attendibili. In Italia il cancro al colon ha una diffusione di circa 130-140 casi ogni 100mila abitanti, 90 negli uomini e 50 nelle donne: «È il terzo tipo di tumore nell’uomo, dopo polmone e prostata, e il secondo nella donna, preceduto da quello alla mammella. Ha un processo di crescita lungo e la colonscopia è una prevenzione primaria perché intercetta i cosiddetti polipi che possono subire una trasformazione. Dopo i 50 anni è bene farla ogni 5 anni nei casi in cui ci siano fattori di rischio o familiarità. Tuttavia la colonscopia è un esame invasivo e quindi è importante partecipare ai programmi di screening nazionali sulla ricerca del sangue occulto nelle feci. È il metodo più adeguato per fare indagini preventive su soggetti “normali”, prima di esami invasivi».