Nella giornata del 9 dicembre, Silvio Berlusconi si è recato nuovamente all’ospedale San Raffaele per una visita di controllo in seguito ad alcuni dolori manifestati all’addome nei giorni scorsi: ne dà notizia il “Corriere della Sera”, riportando come dopo la mattinata passata tra visite ed esami, nel pomeriggio è stato accompagnato da un cardiologo per una tac.
In seguito ad ulteriori controlli avvenuti per circa due ore presso il nosocomio di Milano Lambrate, Berlusconi è stato dimesso ed è tornato nella sua residenza brianzola ad Arcore. Le condizioni di salute restano stabili, spiegano le fonti del “CorSera”, con il leader di Forza Italia accompagnato dalla scorta con la quale ha seguito il tradizionale percorso di sicurezza (per evitare contatti con altri pazienti prima di essere ricevuto sotto il “diamante” del San Raffaele).
BERLUSCONI, LA “CACCIA” AL QUIRINALE PROSEGUE
Silvio Berlusconi ora sta bene anche se i forti dolori nella zona addominale, accusati negli scorsi giorni, hanno prodotto un qualche allarme nello staff del Presidente. Solo pochi giorni fa – il 20 novembre – l’ex Premier si era recato un’altra volta al San Raffaele per ricevere la terza dose di vaccino anti-Covid, con tanto di invito a vaccinarsi profuso via social con la virale foto in segno di vittoria “ora tocca a voi!”. Potrà così proseguire nei prossimi giorni l’attività politica del leader azzurro impegnato, senza dirlo apertamente, alla candidatura per il Quirinale: «Non si chiede di essere candidati al Quirinale e lui non lo ha chiesto, ma è certamente un sogno realizzabile. Quando glielo diciamo, risponde con un sorriso», aveva risposto solo qualche giorno fa il numero 2 di Forza Italia Antonio Tajani a domanda diretta posta da “AffariItaliani”. Al momento, secondo i calcoli fatti dagli analisti, il Centrodestra avrebbe in dote 440 voti, con dunque circa 65 mancanti a Berlusconi per essere eletto al quarto scrutinio. Su questo Tajani si era detto tranquillo, «i voti si possono trovare, il Parlamento è sovrano». Favorevoli – almeno in dichiarazioni pubbliche – tutti gli alleati da Salvini a Meloni passando per Toti, Cesa e Lupi, mentre dal Partito Democratico viene nuovamente negata questa possibilità: ieri il segretario Pd Enrico Letta, da Atreju, ha sentenziato «Berlusconi al Colle? Non ha le caratteristiche per una larga maggioranza. Presidente va eletto con ampia maggioranza».