Il disegno di legge di bilancio 2022 dev’essere sdoganato dal Parlamento entro il 31 dicembre, pena il via all’esercizio provvisorio. I tempi stringono, anche perché si sta ancora discutendo in commissione, e il passaggio in Senato è calendarizzato solo il 19 (e due giorni dopo alla Camera). Resta quindi poco spazio di manovra per l’eventualità che le richieste che arrivano drammatiche dalle rappresentanze del turismo organizzato siano accolte, inserite e approvate. Richieste che avevamo anticipato la scorsa settimana su queste pagine, e che l’altro giorno sono state ribadite in una conferenza stampa che ha visto allo stesso tavolo tutte le rappresentanze di settore coinvolte.
Il “memo” verte su alcuni punti precisi: il rifinanziamento del fondo per tour operator e agenzie di viaggio per il 2021 almeno per 500 milioni; il prolungamento della cassa integrazione per il settore turismo a giugno 2022, così che le imprese del settore ancora ferme possano utilizzare per i propri dipendenti; la proroga tax credit affitti, con l’estensione del credito d’imposta sulle locazioni commerciali e affitto d’azienda e cessione fino al 30 giugno 2022. E in subordine: la rimozione del divieto di viaggiare per turismo e ricorso maggiore a protocolli di sicurezza efficaci, in maniera da premiare i viaggiatori immunizzati; interventi di natura finanziaria, con la creazione di un prestito ponte di almeno 24 mesi a tasso zero per consentire alle imprese di rimborsare i voucher che scadranno a breve.
Difficile, realisticamente, che tutte le istanze vengano accolte, specie per quanto riguarda la rimozione delle restrizioni sui viaggi, ovviamente legate alla variabilità della pandemia a livello mondiale. Ma almeno il rifinanziamento del fondo specifico e la proiezione a giugno venturo degli ammortizzatori sociali sembrerebbero misure più che giustificate, vista la situazione. Una crisi che vale la pena riassumere: il turismo organizzato è fermo fin dall’inizio dell’emergenza Covid, due anni, con il conseguente rischio di sopravvivenza per un settore che fatturava 13,3 miliardi nel 2019, che ha visto un crollo a circa 3 miliardi nel 2020 e chiuderà il 2021 in una situazione ancora peggiore, probabilmente intorno ai 2,5 miliardi di ricavi, con una riduzione superiore all’80%.
I viaggi degli italiani verso l’estero fanno segnare nel 2021 una flessione del 92% a causa della chiusura di quasi tutte le mete extra Ue, mentre il business travel ha perso tre quarti del suo giro d’affari e il settore eventi registra un tonfo dell’80%. Anche l’incoming organizzato è crollato, la presenza di stranieri ha subito un calo del 54,6%, mentre il turismo scolastico si avvia ad essere completamente azzerato per il terzo anno consecutivo. A fronte di una perdita del settore in 20 mesi pari a 20,5 miliardi, il Governo ha stanziato a oggi soltanto 657 milioni (128 milioni ancora da distribuire), coprendo solo le perdite subite da marzo a luglio 2020. Tuttora la quasi totalità delle imprese ha il personale in cassa integrazione al 100%, ma la Cig Covid è in scadenza a fine dicembre: senza estensione sono già a rischio disoccupazione 40 mila addetti su 86mila.
“Adesso, Omicron non fa ben sperare per il prossimo futuro – è stato sottolineato nell’incontro -, benché l’Oms abbia messo in guardia i Paesi dall’imporre ulteriori restrizioni ai viaggi senza prima aver ottenuto chiare evidenze scientifiche e nonostante la Ue abbia raccomandato di adottare un approccio basato sulla condizione personale del viaggiatore più che sul generico rischio Paese. Approccio auspicabile in ragione dell’alto tasso di vaccinazione raggiunto in Europa e dei protocolli che consentono di muoversi in sicurezza”.
“Nessuno in Italia sembra avere coscienza della gravità della crisi in cui versano tour operator ed agenzie di viaggio – dice Pier Ezhaya, presidente Astoi Confindustria viaggi -. Siamo al collasso, con urgenza servono ristori coerenti alle perdite e azioni concrete. Il Governo si deve assumere la responsabilità di mettere in sicurezza il turismo organizzato o di lasciarlo morire”. “Le agenzie di viaggi – aggiunge Ivana Jelinic, presidente Fiavet – rappresentano un valore per l’intera filiera del turismo e se in un momento di incertezza come questo non si comprende questo valore, si offre ai nostri competitor internazionali un’opportunità per soppiantare un pezzo importante del nostro tessuto produttivo, divorando la nostra offerta. Se lo Stato ignora questa urgenza, si rischia di svendere l’industria più bella che abbiamo a chi potrà permetterselo”.
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