L’utilizzo dei cosiddetti contractors, mercenari al soldo di compagnie private impiegati su diversi fronti di guerra, è ormai pratica comune, come ci ha spiegato in questa intervista Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista: “Uno dei motivi essenziali che spingono a far ricorso ai mercenari è che le vittime non vengono annoverate fra le forze armate del paese che li impiega, in questo modo evitando l’impatto che avrebbero i soldati uccisi sull’opinione pubblica”. Tutti ormai ne fanno uso, ci ha detto ancora Jean, anche l’Italia, “soprattutto per difesa e supporto di strutture logistiche e sanitarie”. Cosa ben diversa, però, è la famigerata Compagnia Wagner russa, finanziata dall’oligarca Yevgeny Prigozhin, molto vicino a Putin, e comandata da un ex agente del servizio segreto militare sovietico, Dmitry Utkin. Impiegati finora soprattutto in Siria, Ucraina e Libia, là dove vanno difesi gli interessi di Mosca, questi mercenari si caratterizzano per l’estrema violenza, l’uso della tortura, l’uccisone anche dei civili. Pratiche diffuse, tanto che il consiglio Affari esteri dell’Unione europea ha deciso di sanzionare i leader della Wagner per “attività di destabilizzazione” e violazione dei diritti umani in Libia, Mali, Siria e Ucraina.
Si può dire che la compagnia Wagner fa quello che l’esercito russo non può fare, cioè mandare soldati all’estero, svolgendo per conto di Mosca il lavoro sporco?
Chiaramente l’uso di questi uomini rientra nella strategia della cosiddetta guerra ibrida, nella quale, anziché impiegare soldati regolari, vengono impiegate formazioni di irregolari, mercenari, contractors. L’uso dei contractors è sempre più diffuso, anche gli americani vi fanno ricorso, in quanto le perdite non vengono fatte figurare come perdite delle forze armate e di conseguenza non impattano con forza sulla sensibilità dell’opinione pubblica.
Anche l’Italia ne ha fatto uso: è tristemente noto il rapimento di quattro contractors nel 2004 in Iraq, che portò all’uccisione di uno di essi, Fabrizio Quattrocchi. Qual è il loro compito esatto?
Sicuramente ci sono anche mercenari italiani che operano per conto di organizzazioni private, impiegati soprattutto per compiti logistici. Sono organizzazioni non governative che danno supporto anche sanitario e per la manutenzione dei mezzi delle forze armate dei paesi meno sviluppati.
La Compagnia Wagner però si distingue per la brutalità e la violenza efferata delle proprie azioni. Come sono regolati i comportamenti di queste organizzazioni paramilitari?
Il diritto internazionale, in particolare quello dell’Onu, ha cercato di regolamentare l’impiego di queste persone, però non è riuscito mai a ottenere un consenso completo, in quanto alcuni Stati utilizzano questi mercenari per ragioni di sicurezza interna. In Arabia Saudita, ad esempio, ci sono molti pachistani che garantiscono la sicurezza della famiglia reale.
Il fondatore e comandante della Wagner risulta essere un ex agente dei servizi segreti sovietici, così come Putin è un ex membro del Kgb. Significa che, sebbene il comunismo sia tramontato in Russia, la sua struttura armata è sempre rimasta in piedi?
È normale che ci siano esponenti di forze speciali e dei servizi di sicurezza che hanno un particolare addestramento e la capacità di addestrare che altre forze regolari non possiedono. Ovviamente la Russia moderna ha ereditato le strutture di quella sovietica.
Sì, ma la Russia sovietica si era sempre distinta per metodi che hanno sempre ignorato il rispetto e i diritti umani. È così?
Tutti quanti lo fanno. Se consideriamo l’impiego dei droni da parte americana per eliminare gli avversari indicati dal presidente americano e che spesso coinvolgono anche civili, vediamo che il quadro è più o meno lo stesso.
Sapevamo che gli uomini della Wagner operano in Ucraina e in Siria, a fianco dell’esercito russo. Adesso apprendiamo della loro presenza nel Sahel. Cosa fanno i russi in quell’area?
La presenza russa in tutta l’Africa è sempre più diffusa, anche numericamente. Ad esempio, in Sudan hanno aperto una base militare sul Mar Rosso. Queste truppe speciali danno supporto a governi africani, che poi ricambiano comprando armi russe.
Il Sahel è una delle zone più calde del mondo, con la presenza dell’Isis, della Francia, della Cina e anche dell’Italia. Non si rischia di arrivare a frizioni internazionali anche con i russi?
Sicuramente. Il quadro è esplosivo. Il Sahel influisce direttamente sulla stabilità dell’Africa settentrionale e l’occupazione del Sahel può destabilizzare l’intero Maghreb
Le sanzioni dell’Unione europea contro Wagner serviranno a qualcosa?
Le sanzioni fanno vedere che l’Unione europea si muove, non è insensibile, ma serviranno ben poco, perché gli interessi in gioco sono essenziali per la politica estera russa, che sogna un ritorno allo status di grande potenza mondiale.
(Paolo Vites)
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