In questo 2021 le tavole imbandite tra Natale e Capodanno rischiano di essere sobrie. O meglio più povere. Un recente studio realizzato da Assoutenti ipotizza una riduzione dei consumi alimentari del 5% rispetto al 2019. Significa che mancheranno all’appello ben 250 milioni di euro. Una bella sforbiciata, dunque, sulla spesa complessiva destinata a cenoni e pranzi che nel nostro Paese muove qualcosa come 5 miliardi di euro.
“Entriamo in settimane cruciali per i consumi ed è alta l’aspettativa per un Natale vissuto nel segno di una ‘quasi normalità’, nonostante il timore per la risalita dei contagi – spiega Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione -. Per quanto riguarda l’alimentare si assisterà però a un rallentamento rispetto ai valori dello scorso anno: un calo per certi versi atteso, considerato il rimbalzo di cui beneficerà il settore della ristorazione, rispetto alle festività del 2020 vissute, per via delle restrizioni, nella sola dimensione domestica”.
Ma questa non è probabilmente l’unica motivazione che potrebbe essere all’origine della frenata del food. “Negli italiani – osserva Buttarelli – permane uno stato di preoccupazione, come dimostra la recente ripresa della propensione al risparmio: va infatti considerato che alle incognite della pandemia si affiancano le incertezze dovute alla crescita dell’inflazione e agli effetti dei rincari delle materie prime nei bilanci familiari”.
E da qui l’appello alle istituzioni. “Il Governo – dice Buttarelli – sta facendo bene sul fronte dei rincari energetici, disponendo risorse per tutelare il potere d’acquisto. Riteniamo che dalle prime battute del prossimo anno la stessa strategia debba essere adottata sui beni di largo consumo: si devono limitare le pressioni sulle dinamiche dei prezzi per le famiglie italiane perché ciò comporterebbe una battuta d’arresto per la crescita economica”.
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