Talvolta i numeri confondono, in altri casi essi parlano molto chiaro. È quanto accade, ad esempio, con i numeri dell’ultimo rapporto sulla diffusione del Covid-19 pubblicato sul sito “Epicentro” dell’Istituto Superiore di Sanità il 17 dicembre 2021. I dati sono disponibili per chiunque voglia consultarli. Il documento esamina, tra le altre cose (vedi pagina 19), la mortalità dovuta al Covid-19 distinta nelle varie fasce d’età e nelle diverse situazioni vaccinali.
I dati fondamentali a tale riguardo sono riportati nella seguente Tabella 1, la quale distingue 4 classi di età e 5 condizioni vaccinali ovvero: i) non vaccinati, ii) vaccinati con ciclo incompleto, iii) vaccinati con ciclo completo da meno di 5 mesi, iv) vaccinati con ciclo completo da più di 5 mesi e v) vaccinati con dose booster (terza dose).
Dalla tabella emergono alcune indicazioni molto evidenti.
Innanzitutto, per i vaccinati il rischio di complicazioni gravi fino al decesso riguarda essenzialmente la popolazione con più 40 anni se sottoposta a vaccino. Infatti, la mortalità per i giovani da 12 a 39 anni è pari a 0 per i vaccinati con ciclo incompleto, per quelli con ciclo completo da meno di 5 mesi e per chi ha ricevuto la dose booster (non si sono registrati decessi nel periodo considerato) ed è molto prossima allo 0 (1 solo decesso nel periodo) per i vaccinati da più di 5 mesi. Al contrario, per i non vaccinati il tasso di mortalità è dello 0,00019%, corrispondente a 6 decessi nel periodo considerato sui 3 milioni circa di non vaccinati.
Per le altre classi di età la mortalità cresce in maniera evidente con l’età, con il massimo valore registrato per gli over 80. Essa, tuttavia, per i vaccinati si mantiene su valori molto bassi per ogni classe di età, mentre presenta valori molto più elevati per i non vaccinati. Infatti, per gli ultraottantenni essa è di circa 6 volte inferiore per le varie categorie di vaccinati rispetto ai non vaccinati e scende a valori estremamente bassi per i vaccinati con dose booster (20 decessi su 1 milione e mezzo di vaccinati con booster).
Inoltre, sul totale di tutti gli individui con più di 12 anni, il tasso di mortalità dei non vaccinati è circa 4 volte superiore a quello dei vaccinati con ciclo incompleto, 14 volte in più rispetto ai vaccinati da meno di 5 mesi, 1,6 volte in più dei vaccinati da più di 5 mesi e 10 volte rispetto ai vaccinati con dose booster. Si noti come la categoria vaccinale più debole sia quella dei vaccinati da più di 5 mesi, i quali presentano una mortalità che non è troppo diversa da quella dei non vaccinati. Sembra quindi più che giustificata l’enfasi posta sulla necessità di ricorrere alla terza dose del vaccino in quelle categorie di individui che, data l’elevata distanza dall’ultima somministrazione, presentano una bassa copertura anticorpale.
Con gli ultimi dati messi a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità possiamo anche azzardare un’ulteriore analisi confrontando l’attuale mortalità dovuta al virus Sars-Cov-2 con alcune precedenti sindromi influenzali che hanno interessato il nostro paese in anni recenti.
In una mia intervista al Sussidiario del 31 gennaio 2021 osservavo come potremo dirci fuori dalla pandemia non quando saremo scesi stabilmente a zero contagi, ma quando alcuni parametri fondamentali dell’epidemia saranno scesi al livello di una normale influenza stagionale o poco più.
In effetti, la mortalità delle ultime due influenze stagionali in periodi “normali” è stata rispettivamente dello 0,00028% (2,8 decessi per 1 milione) per l’influenza del 2018 e 0,000343 (3,4 decessi per milione) per quella del 2019. Ora, anche se è presto per tirare le somme della stagione 2021-2022, la mortalità per i vaccinati con meno di 5 mesi e per quelli con dose booster si attesta su valori simili a quelli delle ultime due influenze stagionali (vedi tabella), ovvero 7 decessi per milione per i vaccinati con meno di 5 mesi e 9 per milione per quelli protetti da dose booster. Al contrario, la mortalità per i non vaccinati si colloca su un ordine di grandezza di molto superiore con un valore di 100 decessi per un milione di abitanti.
Sembra quindi che si possa dire che attualmente in Italia circolino non una, ma due epidemie, le quali viaggiano a due velocità diverse. La prima è quella che colpisce gli individui in qualche modo coperti da vaccinazione, con rischi di complicazioni gravi comparabili a quelli di una influenza stagionale particolarmente violenta. La seconda è quella che colpisce, invece, gli individui non vaccinati, per i quali il rischio di morte risulta essere incomparabilmente superiore e non confrontabile con le influenze stagionali.
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