Hanno prima scelto una location simbolica, almeno nel nome, via degli Orti di Trastevere. Hanno poi dato alla loro seconda assemblea nazionale un titolo evocativo: “la terra ed il cibo siamo noi”. Agrocepi ha quindi messo in campo tutto il prestigio costruito in pochi anni di lavoro, schierando un parterre di assoluto rilievo, dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli all’ex ministro e paladino di tutte le battaglie in Europa, Paolo De Castro, passando per tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari fino al presidente della Commissione agricoltura della Camera Filippo Gallinella, per finire con le banche interessate al settore come Intesa ed Icrea, alla stessa Ismea.
Corrado Martinangelo è l’anima di questo nuovo sindacato dei produttori della terra. Salernitano, con una lunga esperienza in politica e nel mondo dell’agricoltura, il giovane presidente di Agrocepi ha lavorato su una intuizione maturata durante la sua esperienza nello staff del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. L’idea è stata quella di dare vita ad un nuovo sindacato a disposizione del mondo dell’agroalimentare, con una particolare attenzione alle nascenti filiere del settore.
Cosa sono le filiere? Sopratutto nel mondo dell’agroalimentare le filiere sono la categoria delle aggregazioni d’impresa. “Quelli che collaborano, cercano accordi, disegnano insieme il futuro, condividono idee e progetti” chiarisce nella sua relazione il presidente. Ma nell’accezione moderna di Agrocepi, filiera significa anche allargare il raggio di azione, coinvolgere il grande mondo della ristorazione, della ricerca, dell’industria collegata, delle reti di distribuzione (particolarmente originale l’accordo con le tabaccherie per la distribuzione della frutta a guscio). “Non è un caso che abbiamo intitolato la nostra assemblea “la terra e il cibo siamo noi”, perché noi crediamo nel progetto di fare dell’Italia la grande realtà della produzione alimentare di qualità”.
Contratti di filiera e piattaforme logistiche sono lo strumento privilegiato per gli interventi previsti dal piano Pnrr. “Bisogna premiare le aggregazioni più vaste e quelle che si spingono fino allo sbocco di mercato. Così come è giusto potenziare il ruolo di Ismea. Mentre in Europa giochiamo sempre in difesa, qui in Italia dobbiamo riconoscere che il punto più importante riguarda il sostegno per l’innovazione e la ricerca” conclude Martinangelo.
L’intervento di Patuanelli ha il taglio della concretezza. “È un momento che dobbiamo analizzare bene – ha esordito il ministro – per le filiere agroalimentari, perché se pur con qualche difficoltà registrata dal settore Horeca, il cibo è stato il punto di forza di questi due anni di crisi pandemica. Ora la nostra priorità è fare in modo che il valore aggiunto prodotto sia distribuito meglio e principalmente a chi coltiva la terra”.
“Ci sono per l’agricoltura 7,9 miliardi di euro che si aggiungono alle altre misure di carattere generali come Industria 4.0 e il sostegno alla ricerca. Ora, volendo fare un primo bilancio di questi 10 mesi di governo – ha proseguito Patuanelli – dobbiamo riconoscere che i contratti di filiera sono stati al centro del nostro intervento, finanzieremo tutti i progetti del quarto bando e sosterremo massicciamente il quinto bando con quasi 500 milioni. Ben 800 milioni sono invece destinati alla logistica, il cui bando è in uscita. Infine dobbiamo proseguire a sostenere le iniziative sulla tracciabilità, a garanzia dei consumatori e dei produttori onesti e seri”.
“Altra novità riguarda i ristori per i danni in agricoltura. Le continue crisi, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici, ci hanno spinto a creare il Fondo di mutualizzazione per la gestione del rischio e la garanzia del reddito dei produttori, un vero salto nella modernità. Tutte le aziende devono assicurarsi, visto che i danni sono ricorrenti. Solo così possiamo difendere il 17% del Pil, i grandi risultati ottenuti sul fronte dell’esportazione”.
Alle imprese servono progetti e sostegno per crescere. E liquidità. Banca Intesa ha aperto a questo scopo una nuova divisone con 230 fronti operativi in tutta Italia, si chiama Agri Business con oltre 1.000 dipendenti e altrettanto consulenti.
Dice Zani, il responsabile di questa nuova unità operativa: “concentriamoci sugli obiettivi principali: energie rinnovabili, lotta agli sprechi, tracciabilità. Anche se le vere sfide rimangono i giovani, e il ricambio generazionale, le aggregazioni, che è la sola forma che vincerà nel futuro”.
Su questi temi ritorna anche Frascarelli, da poco presidente di Ismea: “transizione ecologica e digitale non è una moda. Intanto perché lo vogliono i cittadini, che si comportano secondo questi principi anche nella veste di consumatori. Orientando sia il loro voto che il mercato. Risparmio, praticità, ambiente e salute. I cardini del mercato, verso cui si devono orientare le decisioni delle aziende. Bellezza senza fatturato non serve a molto”.
La Pac e il Piano strategico nazionale vedrà la luce entro il 31 dicembre, con riconferme e molte novità. Molti Ocm. Ismea vuole rafforzare l’analisi di mercato, la gestione del rischio e la creazione del fondo assicurativo mutualistico (siccità, alluvioni e gelo), nuovi strumenti finanziari per sostenere gli investimenti (garanzie Ismea, 60 milioni per il venture capital, con cui si raddoppiano gli aumenti di capitale, il nuovo bando sul riordino fondiario).
La terra è concretezza, piedi saldamente piantati nella realtà. Da molti contributi dei protagonisti è venuto l’invito a non perdere di vista i problemi concreti. Sbagliato sarebbe ragionare in astratto, non capire il braccio di ferro tra grandi imprese e piccole aziende, tra un Nord più attrezzato ed un Sud sempre in affanno, le difficoltà ad accedere al credito, lo scontro con l’Europa. Fare tutto, mantenere dritta la barra verso la trasformazione ecologica e digitale, ma con un impegno categorico: restare con i piedi nella realtà. I soldi quindi ci sono, bisogna spenderli bene con buoni progetti e con ragionevolezza.
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