E’ trascorso un anno dalla morte del ginecologo Stefano Ansaldi. Era il 19 dicembre dello scorso anno quando da Napoli il medico sarebbe arrivato a Milano dove si sarebbe tolto la vita. Questa sarebbe almeno la tesi trapelata dall’indagine della procura, ma per la famiglia non avrebbe senso che quest’uomo abbia attraversato l’Italia per togliersi la vita. Il dubbio è che l’uomo avesse un appuntamento con qualcuno. Il caso è stato affrontato nel corso dell’ultima puntata di Lombardia Nera, su Antenna 3, con tutti i dubbi sollevati dalla famiglia del ginecologo.
Il caso di Stefano Ansaldi non è ancora archiviato ma per gli inquirenti non ci sarebbero dubbi: si è trattato di un suicidio. La famiglia tuttavia non ci sta e per questo avrebbe chiesto ulteriori indagini. Il medico morì a causa di una ferita al collo inferta con un coltello da cucina, modalità che fece pensare inizialmente ad un omicidio. Per giorni si lavorò alla ricerca del presunto assassino. Gravato dai debiti, sembra dovesse incontrare un mediatore che gli avrebbe prestato dei soldi per aprire una clinica. L’incontro, tuttavia, non sarebbe mai realmente avvenuto.
Morte Stefano Ansaldi: un anno dopo, le ipotesi
Al vaglio degli inquirenti l’analisi delle immagini delle telecamere per capire cosa possa essere accaduto al ginecologo Stefano Ansaldi. Pare che l’uomo non si sia mai spostato da via Macchi, nei pressi della stazione centrale di Milano. Nessuno si sarebbe avvicinato a lui prima di morire. Ciò che è certo è che avrebbe abbandonato il cellulare. Accanto al corpo la valigetta 24 ore ma senza biancheria né spazzolino, segno che non avrebbe dormito fuori casa. L’uomo indossava i guanti in quanto positivo al Covid. “Lo conoscevo benissimo, sono cresciuta con lui”, ha detto in lacrime una sua paziente ed amica di famiglia, ai microfoni di Lombardia Nera, “siamo molto addolorati”.
Ad un anno dall’avvio delle indagini, gli inquirenti ritengono si sia suicidato, mentre per la famiglia sarebbe stato ucciso e per questo ritiene che siano necessari maggiori sforzi seguendo piste che portano anche all’estero. Tanti i misteri che non sarebbero ancora stati chiariti e molti elementi che non tornano.
Tesi suicidio prende sempre più piede
Il dato delle telecamere appare inconfutabile: nessuno si avvicina a Stefano Ansaldi prima della sua morte. La tesi del suicidio prende sempre più piede sebbene il ginecologo avesse mostrato le intenzioni di fare ritorno a Napoli. Che sia stato un gesto improvviso? Nulla è da escludere anche secondo la dottoressa Luisa D’Aniello, psicologa, intervenuta nel corso del programma. “La motivazione psicologica che abbia potuto spingerlo a suicidarsi è la perdita dell’immagine prestigiosa che si era creato”, ha spiegato la psicologa, “l’idea di aver perso questo senso di prestigio potrebbe aver potuto creare un senso di disperazione”. Non sarebbe però da escludere la messinscena del delitto per non dover far credere alla famiglia la tesi del suicidio.
A svelare ulteriori dettagli è stato l’avvocato Alessandro Bernasconi che al programma di Marco Oliva ha spiegato come il ginecologo sarebbe stato visto distruggere dei pizzini che aveva con sé e che potevano contenere informazioni utili su un fantomatico finanziatore che sarebbe dovuto arrivare da Chiasso ma con il quale non si sarebbe mai incontrato. C’è poi la sparizione del cellulare che potrebbe stato eliminato dallo stesso medico. “Ci sono una serie di ponti tagliati con la vita precedente”, ha spiegato il legale.