NOVAK DJOKOVIC SALTA LA ATP CUP
Adesso è ufficiale, o quasi: Novak Djokovic non giocherà la Atp Cup 2022, il torneo che di fatto inaugura la stagione del tennis mondiale e che dal 2020 – lo vinse proprio la Serbia di Nole – occupa il posto che è stato della Hopman Cup. Si gioca in Australia, e inizia il primo gennaio: il numero 1 Atp non sarà presente, a meno di clamorosi ribaltoni. Certo: fino a due giorni fa si allenava a Belgrado e la sua assenza era data per certa, dunque sapevamo già che sarebbe finita così. Adesso però abbiamo anche il “conforto” del programma, dal quale è sparito il suo nome.
Le defezioni insomma aumentano (la Francia ha già sostituito l’Austria nel girone), la Serbia avrà Dusan Lajovic come primo singolarista ma, al netto di questo, il discorso che riguarda la defezione di Djokovic è ben più ampio, perché si tratta di Covid e vaccini. Da tempo infatti Nole ha scelto di non dichiarare il proprio stato vaccinale: un diritto legittimo – così come quello di non vaccinarsi, qualora (probabilmente) sia così – ma che cozza con le leggi di alcuni stati che vietano l’ingresso a chi non sia in possesso di un super Green Pass (come lo chiameremmo qui in Italia).
Bene: per questo motivo Djokovic ha scelto di rinunciare alla Atp Cup, o comunque è stato costretto dal Nuovo Galles del Sud a non parteciparvi. Ora, per il torneo apripista della stagione un sacrificio lo si potrebbe anche fare (pur se porta in dote punti per il ranking Atp), ma il problema è che a breve partiranno gli Australian Open. Lo stato della Victoria è stato chiaro: senza vaccino non si entra, e Tennis Australia che organizza lo Slam al Melbourne Park ha le mani legate. Ovvero: recepisce le leggi statali e le fa eseguire. Tradotto, se Djokovic non dovesse dichiarare il proprio stato vaccinale non potrebbe giocare gli Australian Open, le due cose non sono conciliabili.
Apriti cielo: stiamo parlando del numero 1 al mondo e del vincitore di 9 prove del primo Slam dell’anno, un signore che sta riscrivendo tutti i record nel mondo del tennis. Non solo: l’edizione 2022 degli Australian Open sarà già priva di Roger Federer (ancora il più amato) e verosimilmente di Rafa Nadal che, oltre ad aver ufficializzato la sua positività al Covid (visti i tempi non sarebbe un problema), ha soprattutto saltato l’ultima parte del 2021 per l’ennesimo problema fisico, e per quanto sappiamo ora non dovrebbe ripartire dall’Australia. Sull’assenza congiunta dei Big Three è stato particolarmente chiaro Nick Kyrgios, che non ama troppo nessuno dei tre ma, abituato sempre a dire ciò che pensa, ha affermato che “gli Australian Open senza di loro sarebbero un disastro”.
LA POSSIBILE DEROGA PER GLI AUSTRALIAN OPEN
Già: si può stare qui a dire che il vero appassionato di tennis apprezzerebbe comunque uno Slam nel quale a contendersi il titolo siano Daniil Medvedev e Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas e Matteo Berrettini, Andrey Rublev e tutte le altre nuove leve. Tuttavia, finche giocano, i Big Three restano i Big Three: in più, rispetto magari agli ultimi anni di Valentino Rossi in MotoGp, loro sono anche capaci di arrivare fino in fondo ai tornei che contano. E allora, secondo il media serbo Blic, gli organizzatori degli Australian Open starebbero già cercando un accordo con lo stato della Victoria: si tratterebbe di un’esenzione medica per chi come Djokovic non voglia dichiarare il proprio stato vaccinale, e che potrebbe comunque giocare lo Slam.
Chiaramente la deroga non sarebbe scritta esclusivamente per Djokovic, ma non fatichiamo a ipotizzare che per qualunque altro giocatore (anche nei primi 20, eventualmente) non ci sarebbe pensato; ora però bisogna capire se effettivamente i legislatori del caso intenderanno assecondare questo proposito. La decisione andrà soppesata con attenzione: da una parte c’è il rischio di far perdere soldi a un evento che porta enormi introiti (non giriamoci intorno: senza Djokovic, oltre a Federer e Nadal, sarebbe così), dall’altra una questione di immagine, perché hai voglia a dire che le leggi vanno rispettate e la pandemia va combattuta tutti insieme se poi si concedono deroghe di questo tipo per una manifestazione sportiva.
UNA CORSA CONTRO IL TEMPO E NON SOLO
Insomma, si tratta di un caso spinoso. Gli Australian Open iniziano il 17 gennaio, dunque siamo a poco meno di tre settimane dal via: per Novak Djokovic c’è ancora tutto il tempo di volare a Melbourne e acclimatarsi, pronto a mettere le mani sul decimo titolo qui e il ventunesimo Slam, che lo porterebbe a staccare i due grandi rivali. Nel dubbio, lui si allena a Belgrado: a suo tempo aveva detto che, costasse quel che costasse, non avrebbe comunque “combattuto la guerra dei vaccini” rivelando il suo stato al mondo. Per come lo conosciamo, nemmeno un grande traguardo come quello che lo attenderebbe al Melbourne Park gli farebbe cambiare idea.
Papà Srdjan ha fatto sapere, in maniera molto diplomatica, che “spetta agli organizzatori decidere se far giocare Novak o meno”; dimenticandosi però un pezzo, ovvero che in teoria e in pratica sarebbero le leggi locali a far entrare o meno il serbo nello stato di competenza. Manca ancora del tempo: vedremo, ma sicuramente – proprio quando anche in Italia si parla di obbligo vaccinale per giocare a calcio e non solo – iniziare a fare delle eccezioni potrebbe aprire il vaso di Pandora e scatenare conseguenze di lunga gittata, al netto del diritto del singolo di vaccinarsi o meno, o di rivelarlo o meno.