Non tutti nel mondo scientifico sono del tutto convinti delle decisioni e scelte prese dal Governo negli ultimi due decreti Covid, specie quello datato 29 dicembre e approvato con le nuove regole su quarantene e Super Green Pass. Per il virologo e microbiologo dell’Università degli Studi di Padova, Andrea Crisanti, le regole approvate dal Governo Draghi non sono affatto “limpide” e “certe” nella loro efficacia.
«Mi sembrano misure non sostenute dai dati», sentenzia l’esperto raggiunto da Adkronos Salute. A non convincerlo sono in particolare le nuove regole sulle quarantene per i contatti stretti di positivi al Covid-19, specie che l’azzeramento dell’isolamento per chi vaccinato con 3 dosi o con 2 da meno di 4 mesi: «Dal provvedimento traspare la mancanza di opzioni di fronte al boom di positivi e alla crisi del sistema dei tamponi». Quello che dice Crisanti è che l’incombenza del problema di non mandare mezzo Paese in quarantena avrebbe dovuto essere “anticipato” da decisioni governative di almeno 5-6 mesi fa: «Penso che si sarebbe sicuramente potuta mitigare facendo le terze dosi quando dovevano essere fatte, cioè a partire da giugno. Il peccato originale è di non pensare in anticipo sul virus».
CRISANTI CONTRO LE MISURE PRESE DAL GOVERNO
Per il direttore del Dipartimento di medicina molecolare all’Università di Padova ancora oggi, specie con la variante Omicron in espansione, non si può fare affidamento «solo sui vaccini e rinunciare a tracciare». Il problema non è solo politico, ovviamente, ma anche di tenuta e fiducia sociale: per Andrea Crisanti, le scene viste in questi giorni con “l’assalto” di hub e farmacie alla ricerca di un tampone dimostra «che le persone si sentono lasciate in balia di sé stesse. Ad agosto-settembre dell’anno scorso avevo proposto di creare una rete di laboratori in grado di fare oltre 500mila test molecolari al giorno a 2 euro l’uno. Ma abbiamo rinunciato a fare tutto questo, non si è fatto nulla sul tracciamento». L’unico elemento deciso dal Governo che trova piena soddisfazione nel giudizio dell’esperto è l’obbligo di mascherina FFP2 sui mezzi pubblici e in altri contesti al chiuso (teatri, musei, cinema): di contro però, è bocciata la scelta di porre in auto-isolamento e auto-sorveglianza tutti coloro che sono contatti di positivi (se vaccinati), «non si può pensare che le persone facciano autoisolamento, autodiagnosi e autotracciamento, a patto di indossare la mascherina Ffp2 per 10 giorni e autosorvegliarsi», facendo un tampone solo se sintomatici già al quinto giorno dall’esposizione.