48 anni, una famiglia felice con tre figli, poi arriva il Covid: lui, Alessandro Mores, decide di non vaccinarsi in rotta di collisione con i “poteri forti” e le “menzogne dello Stato” ma quando viene contagiato la situazione peggiora rapidamente e arriva anche a rifiutare le cure perché convinto di poter guarire dal Covid senza. Il dramma è che ora l’agente di commercio è morto nell’ospedale di Vicenza appena dopo Natale, lasciando quei tre figli che pure avevano tentato di convincerlo e salvarlo.
Lo raccontano le cronache locali e “Libero Quotidiano” con il dramma di fine anno che giunge dal Veneto con tutto il grido di disperazione per una famiglia devastata da un misto di orgoglio, coerenza e complottiamo. La polmonite da Covid lo ha fatto peggiorare per 15 giorni consecutivi, raccontano i media veneti: Mores non voleva le cure di quei medici “legati” alle menzogne dello Stato sul fronte Covid, non solo ha rifiutato anche la terapia intensiva con incubazione. «Il signor Alessandro ha scelto la via breve: niente respiratore artificiale», scrive uno scosso Renato Farina nell’editoriale che affronta di petto la “questione” No vax dal lato più umano possibile.
L’APPELLO DISPERATO DEL FIGLIO VACCINATO: “L’HO PREGATO MA…”
«Allora ci ha provato il figlio maggiore di tre maschi in gamba, tirati grandi come Dio comanda da quest’uomo dalla volontà di un acciaio che ha funzionato stavolta come una spada per il proprio harakiri», scrive ancora Farina facendo riferimento a quanto provato dal figlio più grande Niccolò, vaccinato, che ha tentato fino all’ultimo di convincere l’amato papà. Intervistato da “Libero Quotidiano”: «ho tentato di convincerlo dopo che lui lui aveva rifiutato il tipo di cure di cui aveva bisogno, i medici mi hanno chiamato per provare a convincerlo. Io sono il fratello più grande». Il figlio ancora scosso spiega di avergli parlato con cuore aperto: «se non voleva farlo per lui, doveva pensare a noi. Non fare il solito supereroe». Non è bastato purtroppo, forse stava anche per convincersi ma ormai la gravità della sua malattia era troppo sviluppata: Alessandro pensava che il Covid fosse un’influenza o poco più, non si fidava della scienza e dello Stato ma soprattutto non si fidava del figlio che invece si era vaccinato così come il resto della famiglia. «Siamo persone umili, sappiamo cosa siano il sacrificio, l’educazione, il rispetto per le persone più deboli e bisognose. Il papà queste cose ce le ha sempre insegnate. Ma andava contro il sistema. Qui in Italia ci sono tante cose che non funzionano. Lui aveva partita Iva, niente di garantito. Essendo stato trascurato dallo Stato, soprattutto nel suo settore (alimentare), ha reagito in questo modo», racconta ancora il figlio, lucidissimo a soli 21 anni, nell’intervista a “Libero”. Quel buon padre di famiglia aveva perso la fiducia e ha maturato l’idea del grande complotto: «Non è stato un gesto suicida o egoista come tanti dicono, siamo una famiglia per bene. Lui credeva di potercela fare veramente», conclude Niccolò. Qualche riga affianco il commento laconico dell’editorialista Renato Farina: «Come si fa a scegliere le voci dei complottisti rispetto a quella del proprio figlio? Non è questione di credere alla scienza, abbi pure tutti i dubbi che vuoi, ma di credere al tuo figlio primogenito che vuole buttarti nella tempesta un salvagente. Pensi che sia bucato e che non serva? Prendilo lo stesso. Meglio la carezza di un figlio» che non morire «con la schiena diritta».