C’è un enorme tappo che impedisce alla corsa al Quirinale di entrare nel vivo. Questo tappo si chiama Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia ci crede davvero: è convinto di poter trovare nel gruppo misto (e non solo) i voti che mancano rispetto al pacchetto dei consensi su cui il centrodestra può contare, almeno sulla carta. I suoi ambasciatori sono in azione da mesi, hanno tessuto trame con molti ex grillini e fuoriusciti vari: se il sostegno dei suoi alleati fosse pieno (circa 450 grandi elettori), arrivare in quarta votazione a quota 505 non sarebbe impossibile, magari con l’aiuto della quarantina di renziani, che però ufficialmente si sono sempre dichiarati indisponibili.
Berlusconi al Quirinale è fumo negli occhi per la sinistra giustizialista, e non solo. Il Fatto Quotidiano ha raccolto oltre 200mila firme, il Popolo viola è uscito dal letargo e oggi dovrebbe essere in piazza per dire no al loro nemico amatissimo (sarà interessante vedere in quanti saranno). Anche per Enrico Letta l’ipotesi rappresenta un cazzotto sulla bocca dello stomaco. Al punto di scandire che qualunque trattativa è esclusa sino a quando il centrodestra rimarrà congelato sul nome del Cavaliere.
Eppure dietro questo nodo da sciogliere si cela una realtà numericamente incontrovertibile: per la prima volta nella storia della Repubblica il centrodestra ha più grandi elettori del centrosinistra. E questo non può non pesare. Va detto anche che è tutta da verificare alla prova dei fatti la volontà di Salvini e Meloni di dare seguito a quel sostegno a Berlusconi che a parole i due hanno garantito all’ex premier negli incontri pre-natalizi.
In altre parole: chi dirà a Silvio che non ha i numeri? Non è questione da poco. Intanto Salvini continua a lavorare a un tavolo dei leader, cui difficilmente potrà sedersi senza levare questa ipotesi dal tavolo.
A Berlusconi, però, uno spazio non si potrà non dare, e potrebbe essere quello del king maker. L’uomo è sempre stato scaltro, e capace di fare di conto. Quando capirà che rischia di fare la fine di Romano Prodi, impallinato dai franchi tiratori, dal fuoco amico, si fermerà prima del baratro, e potrebbe pretendere di fare lui un nome. Quale?
Le ipotesi sono varie, da Gianni Letta (lo frena l’età), a Letizia Moratti e Maria Elisabetta Casellati. Due donne, per di più capaci, con la presidente del Senato nella condizione di lasciare la seconda carica della Repubblica a un esponente del Pd (Zanda?), nel quadro di un’operazione che potrebbe garantire a Draghi tutto lo spazio di manovra che necessita per restare un altro anno a Palazzo Chigi.
Al netto del fattore Berlusconi, l’attuale premier rimane il favorito per il Colle, in quanto è la naturale incarnazione di quella vasta intesa che sostiene il suo governo. In ogni caso i leader di partito dovranno prima di tutto accordarsi con lui. Il suo trasloco al Quirinale aprirebbe infatti una crisi di governo, e potrebbe avvenire solo nell’ambito di un accordo complessivo sul prosieguo della legislatura. Se dovesse prevalere, come sembra negli ultimi giorni, l’ipotesi della sua permanenza a Palazzo Chigi, comunque servirebbe per il Quirinale un nome da cui Draghi si senta garantito. Altrimenti, il rischio è di perderlo da entrambi gli incarichi nel giro di poche settimane, uno scenario da incubo con pesanti ripercussioni sui mercati finanziari e sul prestigio del paese sul piano europeo e internazionale.
Lunare sembra l’ipotesi avanzata dai senatori M5s ieri sera: la rielezione di Mattarella, che sconta tanto la ferma opposizione dell’interessato, quanto la contrarietà dell’intero centrodestra. Di nomi su cui creare una vasta convergenza ne circolano fin troppi, da Giuliano Amato a Pierferdinando Casini, da Marta Cartabia a Paola Severino. Tutti con pro e contro.
Oggi il presidente della Camera Fico convocherà il parlamento in seduta comune per l’elezione del successore di Mattarella. Pare che si comincerà a votare il 24 gennaio, per via di un ingorgo di decreti legge in scadenza. Ci sono tre settimane esatte perché i partiti si parlino e riescano a trovare una soluzione che eviti un drammatico muro contro muro e fumate nere a ripetizione. Sembra un tempo ragionevole per giocare una partita che di fatto non è ancora iniziata. Siamo in fase di riscaldamento, ma presto bisognerà iniziare a fare sul serio.
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