La prima ottava del nuovo anno ha visto un epilogo negativo accomunare le principali asset class: l’equity – rappresentato dall’indice MSCI World Usd – termina la propria settimana a -1,677%, mentre la contrapposta componente bond – sintetizzata dal JPM GBI Gl. Usd – capitola a -1,26%. A far la differenza, invece, il rialzo dell’intero paniere delle commodities (rif. CRB Index) che, in controtendenza rispetto ai precedenti saldi, vede un suo distinguo in netto territorio positivo a +2,378%.
Risulta innegabile come, a non sorprendere, sia la performance registrata dai titoli governativi: se già un anno fa su queste pagine indicavamo «coerentemente all’osservazione del 2020, per l’anno in corso, la componente obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd) appare quella maggiormente penalizzata sulla base del rapporto rischio/rendimento associato», oggi, ancora una volta, ci sentiamo costretti a rinnovare le perplessità sul medesimo comparto.
Nonostante l’aver palesato questo nostro sentiment in occasione del recente report, andando a osservare attentamente la dinamiche delle attuali quotazioni, il primo obiettivo ribassista annuale (560,66 punti) potrebbe apparire già non molto lontano. L’unico elemento che può distogliere da questo potenziale scenario è riconducibile all’evidente gap down settimanale: l’area di prezzo compresa tra 575,98 e 573,28 punti rappresenta il primo target rialzista di brevissimo periodo che, in caso di conseguimento, potrebbe permettere una prima fase di auspicata lateralità in ottica mensile (fine gennaio). Viceversa, una mancata reazione del mercato dei bond comporterebbe un pressoché certo ripiegamento (ulteriore) con traguardo ben al di sotto del citato primo obiettivo annuale. Pertanto, massima cautela su questa asset class.
Alla debolezza del paniere governativo, si può affiancare un momentaneo stallo (fisiologico) anche sull’opposto mercato azionario. Negli ultimi sei mesi si può facilmente riscontrare un’alternanza tra sedute monthly positive (tre) e negative (tre) confermando l’instabilità di fondo da parte degli operatori. Dal punto di vista algoritmico, attraverso gli attuali livelli raggiunti, si presentano i primi cenni di cedimento (talvolta accentuato) su alcuni indicatori e oscillatori presi in esame. Individuiamo area 3.174,73 punti quale supporto dinamico che, in caso di violazione (mediante due chiusure inferiori), comporterebbe una prima fase ribassista con primo target a 3.101,80 e successivo a 3.006,60 punti. Positivo, invece, un ritorno delle quotazioni in prossimità di quota 3.231,73 punti con certe implicazioni rialziste caratterizzate da nuovi massimi storici.
Tra le singole piazze finanziarie si distingue il listino turco: dai soli ratios statistici non si può escludere un significativo incremento di volatilità con potenziali ripercussioni per chi detenesse posizioni su quest’ultimo sottostate. Prudenzialmente, in chiave di brevissimo termine, è auspicabile un alleggerimento.
Nel basket dei titoli di Stato decennali al momento non viene individuato alcun contratto future: all’attuale stabilità del bond nipponico viene, invece, contrapposto il monitoraggio del treasury Usa che, strettamente legato al JPM GBI Gl. Usd, potrà fornire importanti segnali in ottica di breve termine. Su quest’ultimo circoscriviamo un nostro interesse (buy signal) in caso di cedimento di quota 127,906 (con price entry inferiore).
Le materie prime potranno beneficiare di un possibile allungo qualora si verificasse un sell off sulla componente azionaria. Nuovi massimi di periodo potrebbero concretizzarsi entro la fine del mese e, a spingere lo stesso benchmark CRB Index, potrebbe arrivare un contributo dal paniere energy: non solo dal petrolio, bensì da un significativo upside del gas naturale. L’andamento di entrambi deve essere osservato nell’arco delle prossime sedute.
Sul contrapposto insieme dei metalli alcuni dubbi sorgono sul versante “preziosi”: particolare attenzione all’argento che, qualora dovesse ritracciare (anche significativamente), potrebbe rivedere i livelli di luglio 2020. Rame e nickel rivestono la figura di “sorvegliati speciali” in ottica di possibile rialzo: un loro apprezzamento (superiore ai quattro punti percentuali) potrebbe realizzarsi ancor prima della chiusura mensile.
Nell’intero contesto valutario ci si attende un incremento della volatilità soprattutto su base intraday. Il principale cross Eur/Usd può ambire al superamento di area 1,14 con target (weekly) oltre 1,145; debolezza, invece, sia per il rapporto Usd/Jpy (visto sotto quota 114) che per Gbp/Usd con primo rialzo oltre soglia 1,363 e successivo ripiegamento in prossimità di 1,35.
Con il trascorrere della giornate, il mese in corso potrebbe favorire il concretizzarsi delle prime avvisaglie per un cambio di rotta sui mercati azionari internazionali e l’asset class obbligazionaria non sembra abbastanza matura per poter assorbire un’eventuale onda d’urto. Le materie prime potranno essere il potenziale salvagente? Presto per dirlo, ma non troppo fantasioso per escluderlo.
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