“Passerà questo tempo indeciso / passerai anche tu / passerà un leggero sorriso / che mi sembrerai tu / passeranno emozioni, giornate / e infinite stagioni, passeremo anche noi / sì passeremo anche noi, alla fine anche noi / passeremo anche noi…” (Cristiano De André, “Nel bene e nel male”)
Cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), buon 2022. Che altro dire, tra tamponi positivi e/o asintomatici? Che vita da cani… zitti e mosca… sembriamo dei pecoroni…
Alt! Fermi tutti, che linguaggio stiamo mai usando? È vero che Papa Francesco è dalla nostra parte (“…cani e gatti occupano il posto dei figli…”), ma questo linguaggio obsoleto e non più consono alla rilevanza che hanno assunto i nostri amici… quasi umani (ma, detto tra noi sottovoce, in quel quasi “c’è tutto un mondo intorno”, citazione Matia Bazar), urge drastiche modifiche.
Vabbè, poniamo per un istante di andar dietro all’onda. Che gli animali ormai trovino sempre più spazio nelle nostre vite e che sempre più spesso ne diventino anche padroni, viene confermato da alcune notizie circolate in questi primi giorni del 2022.
In Abruzzo, per esempio, un cervo a spasso per il paese di Villetta Barrea, nell’Aquilano, per la propria colazione ha scelto… un fruttivendolo: l’animale si è avvicinato alle cassette della frutta poggiate in prossimità del suo furgone e si è… servito da solo, assaggiando qua e là le prelibatezze del banco. Non solo l’immagine fotografica della scorpacciata è diventata virale, ma il popolo dei social, a colpi di post, ha invitato l’ambulante a non emettere fiato alcuno sull’episodio, né tantomeno ad emettere scontrino fiscale a quel povero Bambi affamato.
In Spagna, invece, i giudici si sono spinti più in là, decidendo che gli animali fanno parte della famiglia. Cosicché, in caso di separazione dei coniugi, il destino dell’animale deve essere regolato sulla falsariga di quello degli altri membri della famiglia (leggasi figli).
A conclusione di questi quadretti “bestiali”, in Gran Bretagna, una donna ha letteralmente agevolato (dicasi messo alla porta) il fidanzato, che si era permesso di definire il suo micio “un essere inutile”.
L’animalismo oggi condiziona il nostro linguaggio in maniera sostanziale, giungendo talvolta a censurarne alcune espressioni. Ricordate proverbi (citatissimi sino a qualche anno fa) come “Fare lo struzzo”, “Gallina vecchia fa buon brodo”, “Il bue dice cornuto all’asino”, “Il lupo perde il pelo ma non il vizio” o “Il pesce puzza dalla testa”? Oramai sono stati banditi dal consesso umano perché considerati offensivi. Ma c’è di più: “Ingoiare un rospo”? Troppo crudele e non in linea con il veganismo imperante. “Essere un allocco”? Guai a pronunciarlo, potrebbe risentirne l’ego di questo rapace notturno di 40 centimetri che si crede un falco. E male incolga a “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”: se il Trap (al secolo, Giovanni Trapattoni) non fosse andato già in pensione, ce lo avrebbero mandato, e con modi bruschi, immaginiamo.
A pensarci bene, esiste una limitata categoria di proverbi già sdoganati, perché passati indenni dalle forche caudine degli “amici a quattro zampe assai severi con quelli a due”. A memoria, nel novero possiamo citare: “Il bue mangia fieno, perché si ricorda di essere stato erba” (un detto che piace ai vegetariani. Ma un tantinello anche ai narcos); “Una rondine non fa primavera” (diventato il motto-salvacondotto dei meteorologi, una sorta di manleva rispetto alle previsioni fallaci), “Salvare capra e cavoli” (un modo di dire dove animalismo e vegetarianesimo si prendono a braccetto, per la gioia delle Greta Thunberg sparse per il mondo); “Val più un asino vivo che un dottore morto” (enunciato persino banale, quando pronunciato al di fuori delle facoltà universitarie di Medicina).
A chiudere questa carrellata sull’onda del mainstream vigente e in attesa del verdetto di approvazione o meno che verrà emesso dalla Commissione per un mondo migliore, vorremmo segnalare in anteprima una breve serie di proverbi riveduti e corretti, pronti per essere lanciati sul mercato del convenzionale (tra parentesi, una brevissima spiegazione):
– Can che abbaia proclama i suoi diritti (se morde, statene certi, sarà sempre colpa del bipede che gli trotterella intorno);
– Avere un cervello di carnivoro (la gallina ha già pagato contributi altissimi);
– Lento come una rotazione dell’asse terrestre (la lumaca assume la velocità che più le aggrada);
– Muoversi come un diversamente magro in una cristalleria (è più facile che in un negozio finisca un ciccione oppure un elefante?);
– Non si sente volare un drone (anche perché la mosca, che un po’ di fastidio lo dà, come dimostrano le nostre penniche estive, ha tutto il diritto di scegliersi le traiettorie che vuole).
Come dite? Non avete mai sentito parlare della Commissione per un mondo migliore? L’anno nuovo è appena iniziato. Tempo al tempo…
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