LA PDL DI FRATELLI D’ITALIA PER LE FORZE ARMATE
In un intervento alla Camera, Davide Galantino, come riporta lavocedelpatriota.it, ha spiegato che “Fratelli d’Italia ha chiesto con una propria Proposta di Legge a prima firma Deidda, che oggi finalmente approda in Aula, di rivedere i tagli che gravano sulle donne e sugli uomini delle nostre Forze Armate, anche in ragione del complicato quadro sanitario odierno e per garantire la sicurezza nazionale e mondiale minacciata dal terrorismo. Basta precariato nelle Forze Armate, così come non è accettabile che dopo una vita dedicata alla sicurezza della Patria si prenda di pensione mille euro al mese, cifra poco più alta di quella che oggi si ottiene con il Reddito di Cittadinanza. Quando si parla di sicurezza i cittadini italiani chiedono più agenti in strada, come avvenne grazie all’operazione Strade Sicure, ideata e voluta dall’ex ministro e senatore FdI Ignazio La Russa, e più presidi di democrazia nelle missioni internazionali. Potenziare la difesa nazionale deve essere prioritario per questo governo e non usare la Difesa per risparmiare”.
PENSIONI E LAVORO, L’ALLEANZA SINISTRA ITALIANA-VERDI
Dalle pensioni al fisco, dall’ambiente all’energia fino al voto sul Colle: nella conferenza stampa congiunta oggi a Roma i rappresentanti di Sinistra Italia e Verdi hanno annunciato il patto di consultazione sul Quirinale dei sue partiti dell’estrema sinistra.
Nicola Fratoianni, Angelo Bonnelli ed Eleonora Evi hanno sottolineato la loro contrarietà alle politiche operate dal Governo Draghi, considerato e definito come «conservatore», con « il cui ministero della Transizione ecologica si è trasformato in un ministero della Transazione, con il Ponte sullo stretto e il nucleare», attacca il segretario di SI. Fratoianni rivendica, assieme ai Verdi italiani, di essere all’opposizione di un governo «conservatore sul lavoro, sull’ambiente. Vogliamo un salario minimo, lo chiede l’Europa». Contro la riforma pensioni del Governo Draghi e contro anche il progetto economico-sociale inserito nel PNRR: «necessario dialogare con Sinistra italiana per costruire un argine democratico dentro le istituzioni e fuori, perché il governo vuol realizzare sogni di berlusconiana memoria. Questa non è per noi un’idea del Paese che mette al centro la giustizia climatica e sociale», spiegano Bonelli ed Evi. (agg. di Niccolò Magnani)
IL RISCHIO DELLA CORSA AL QUIRINALE
Come ricorda un articolo del Dubbio, la corsa al Quirinale rischia di avere un impatto importante sulla vita politica e su molte decisioni e provvedimenti. Anche in tema di riforma delle pensioni. “Le concessioni per le spiagge, la riforma del Csm. Ma anche il fisco, con il dibattito pronto a incendiarsi sul catasto, e le pensioni, con i sindacati che aspettano di riprendere la discussione per superare la legge Fornero: sono diversi e tutti spinosi i dossier che aspettano la larga maggioranza del governo Draghi con la ripresa delle attività. E che rischiano di essere congelati dalla corsa al Colle, che partirà tra appena due settimane”, è l’incipit dell’articolo, in cui giustamente si evidenzia che Cgil, Cisl e Uil dovranno proseguire il confronto avviato alla fine dello scorso anno con l’esecutivo sul futuro del sistema pensionistico. Un confronto che rischia però di essere come minimo “ritardato” dall’appuntamento con l’elezione del nuovo capo dello Stato e, nella peggiore delle ipotesi, “azzerato” nel caso vi fosse un cambio di esecutivo.
LA PROPOSTA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Sabato scorso, come riporta maremmanews.it, Rifondazione Comunista ha organizzato a Manciano (GR) una raccolta firme contro due misure “contro due misure emblema del carattere antipopolare del governo Draghi: l’aumento delle bollette di luce e gas e il ripristino della legge Fornero sulle pensioni con l’abolizione di quota cento”. “Sulle pensioni il Governo Draghi continua sulla linea seguita da decenni dai Governi che l’hanno preceduto: pur di non colpire le rendite e le grandi ricchezze, si bastonano i pensionati con allungamento continuo della vita lavorativa, pensioni bassissime, tasse anche dieci volte superiori ad altri Paesi europei e, per moltissimi, adeguamento solo parziale all’inflazione”, hanno spiegato gli organizzatori, che propongono “di cassare l’imbroglio di quota 102; per gli uomini la pensione a 60 anni o con 40 di contributi; per le donne la pensione a 55 anni o 35 di contributi; che si metta fine alle pensioni sotto i mille euro e l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione”.
RIFORMA PENSIONI, IL SONDAGGIO SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Come riportato recentemente dal sito di Mornigstar, “nonostante sia ormai diffusa – soprattutto tra i giovani – la consapevolezza che l’assegno dell’Inps probabilmente non basterà a mantenere lo stesso livello di vita nel periodo post-lavorativo, i numeri certificano che per il momento solo un lavoratore su quattro ha deciso di intraprendere azioni concrete e aderire a una qualche forma di previdenza complementare”. Nell’articolo vengono quindi citati i risultati di un recente sondaggio promosso da Moneyfarm, in collaborazione con Progetica col quale si è cercato di capire quali caratteristiche dovrebbe avere un prodotto di previdenza integrativa ideale. E gli intervistati hanno “indicato ‘costo basso’ al primo posto, ‘alto rendimento’ al secondo e ‘agevolazioni fiscali’ al terzo”.
I FRENI ALL’ADESIONE ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Il 49% dei rispondenti ha dichiarato di avere “difficoltà nella valutazione della validità del piano pensionistico”, cosa che ovviamente frena l’adesione alla previdenza complementare. Altri fattori analoghi indicati con maggior frequenza sono la “molteplicità delle variabili che rende oggettivamente difficile fare stime precise su tempi, importi e impatti futuri” e il “timore che ci siano costi nascosti”. Dunque sembra essere cruciale il ruolo dei consulenti finanziari per cercare di accompagnare i potenziali sottoscrittori di piani pensionistici nelle loro scelte. “Nonostante tutto, il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza integrativa”, mentre il timore di cambiamenti legislativi fanno ritenere inaffidabile la previdenza pubblica.
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