La morte di David Sassoli – e in generale potremmo dire la scomparsa di chiunque tra i personaggi famosi in questi ultimi due anni di pandemia – ha generato molti messaggi di cordoglio, di stima, di amicizia e di dolore; ma ha anche scatenato alcune, poche, frange di “haters” che sui social si è divertita a prendere di mira il Presidente del Parlamento Europeo, accostando la sua morte ai possibili effetti dannosi del vaccino Covid.
Il conduttore di “Quarto Grado” Gianluigi Nuzzi (tra l’altro in quarantena per positività al Covid, ndr) nel ricordare la morte del collega David Sassoli, si è soffermato nel suo video social ad un “appunto” contro il direttore Enrico Mentana. «C’è un’Italia che piange la morte di David Sassoli, poi succede che alcuni pochi cretini no vax pubblicano post sulla morte del Presidente del Parlamento come causata dai vaccini Covid», sottolinea il conduttore Mediaset, «Un delirio che non dovrebbe trovare spazio da nessuna parte, invece il direttore del Tg La7 Enrico Mentana ha pubblicato un post riprendendo alcuni di quei commenti e invitando la polizia postale a denunciarli». Poche ore prima infatti il direttore del Tg La7 aveva scritto affianco allo screen di uno dei vari messaggi odiatori, «Caro Twitter, cara polizia postale, mi aiutate a identificare questo ignobile essere, in modo da poterlo denunciare? Già che ci sei, caro Twitter, non sarebbe il caso di accompagnare all’uscita lui/lei e i 21 vigliacchi che hanno messo “mi piace”?».
GLI INSULTI E IL SILENZIO: DA SASSOLI A “MAURO DA MANTOVA”
Secondo Nuzzi, i pochi “cretini” che attaccano sui social, come già visto purtroppo tante altre volte in questi ultimi mesi, «non attendono altro che una persona di valore come Mentana dia loro dello spazio e li riconoscano come interlocutori». Il giornalista e scrittore conclude il suo messaggio rivolto a Mentana spiegando «Credo che invece il silenzio sia la migliore risposta anche per il rispetto per i tantissimi ricoverati Covid e per chi lotta contro la pandemia. Enrico, non diamo spazio a questi delinquenti e poveretti. Non meritano niente di fronte alle loro brutalità e bassezze». Al netto di chi con “indifferenza” non considera le provocazioni no vax – e in generale le provocazioni della rete – e chi invece le ripubblica per sperare in una sorta di indignazione corale e pubblica, crediamo che in entrambi i casi si perda di vista (forse) il punto della questione. Come ha dimostrato a fine dicembre il caso di Mauro da Mantova, il carrozziere no vax reso famoso dal programma “La Zanzara” per le sue posizioni anti-Covid e poi deceduto proprio per infezione da coronavirus, il maligno nei commenti e insulti sui social non ha confini: non serve neanche una “guerra” tra chi è stato più o meno insultato (di certo gli insulti indegni oggi contro Sassoli sono stati più sottolineati da stampa e politici rispetto a quelli altrettanto indegni gettati contro Mauro da Mantova o altri no vax morti in questi mesi e sbeffeggiati per la loro scelta), ma forse una serena “distanza” tra la realtà reale e quella virtuale. Di imbecilli ve ne sono tanto nella vita di tutti i giorni quanto sul web: non permettere che questi divengano gli unici “protagonisti” delle nostre e altrui vicende umane è un piccolo sforzo che ognuno di noi può compiere in autonomia. Essendo ancora più chiari, serve capire a cosa “lasciare spazio”: se il lamento per qualche (stupido) insulto o la gioia di riconoscere il bene e il bello nei tanti messaggi di condivisione e cordoglio – e non solo sui social…