Il professor Sergio Abrignani è stato ospite stamane del programma di La7, Omnibus, e nell’occasione ha affrontato diversi argomenti, a cominciare dall’efficacia dei vaccini covid: “Questi vaccini ci hanno veramente salvato in questo momento. Siamo in una soluzione complicata ma accettabile perchè abbiamo i vaccini. Sappiamo che non sono ideali questi vaccini perchè non ci proteggono dall’infezione ma in maniera molto efficiente sulla malattia severa. Sappiamo che questi vaccini hanno efficacia al massimo del 70 per cento, quindi un terzo della popolazione si può infettare anche dopo terza dose. E’ vero che vorremmo vaccini che ci proteggano da infezione e malattia severa, ci stiamo lavorando”. Sulla possibilità di una quarta dose, così come sta facendo Israele: “Nel mondo dei vaccini la regola è due dosi ravvicinate e una terza a 4-12 mesi di distanza e questo stiamo facendo. Israele ha deciso di fare anche la quarta dose, ma l’Ema e l’Oms hanno detto di aspettare, perchè noi virologi sappiamo che spesso troppe dose ravvicinate danno risposta contraria. Poi se i dati ci diranno che serve la quarta dose ci adatteremo, ma in questo momento in Italia la schedula vaccinale presenta tre dosi di vaccino come la stragrande maggioranza dei vaccini. Anche il discuterne in modo spasmodico fa generare ansia. Una quarta dose potrebbe essere con un vaccino Omicron, ma allora saremmo in un altro scenario che è come quello influenzale in cui ogni anno si cambia vaccino, ma non c’è ogni anno un’ampia discussione: ogni anno il virus cambia e noi ci adattiamo”.
Sulla comunicazione in tempo di covid: “Non dovremmo stare a sentire i singoli se non per spiegare le cose tecniche ma non per fare previsioni. Ascoltiamo le voci ufficiali a cominciare dalle agenzie regolatorie e poi le società di riferimento, come pediatria, malattie infettive… che ci dicono come comportarci. La comunicazione è sempre stato un problema, forse è intrinseco a noi umani, e in questo caso con il comparire di questa cosa che nessuno si aspettava c’è stato un problema di comunicazione. Ascoltiamo le agenzie regolatorie e le società di riferimento, e le comunicazioni di ministero e governo, e se uno vuol costruire una saga facciamolo, ma è ansiogeno. Intervistateci per dare una spiegazione ma non per fare aruspici o coloro che leggono il futuro”. Poi ha proseguito: “Stiamo inseguendo da due anni il virus e contro la variante originale erano efficaci. In un anno sono comparse tre varianti e ognuna di queste ha peggiorato la protezione dell’infezione. Non c’è niente di sorprendente se non riconoscere la nostra fragilità. Accettiamo questo vaccino, nessuno ha voluto mistificare e nascondere i dati, e forse la quarta dose non cambierà la situazione. La cosa fondamentale è che con questa ondata abbiamo una letalità per i vaccinati che va da uno su 500 a uno su 1000, e quando non eravamo vaccinati era uno su 50/100, e significa che abbiamo non 140mila morti ma 14mila in un anno. Se il virus cambia non è colpa di nessuno, stiamo fronteggiando qualcosa di complesso, e speriamo che l’Omicron sia l’ultima”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ABRIGNANI: “QUARTA DOSE HA POCO SENSO”. “ITALIA COME SPAGNA, PRONTA PER L’ENDEMIA”
E’ più un’influenza che un raffreddore il covid nella sua variante Omicron. Lo spiega l’immunologo Sergio Abrignani, professore dell’università statale di Milano e membro del Cts, che parlando nelle scorse ore con il Corriere della Sera ha sottolineato: «Il virus del raffreddore non uccide». In ogni caso, per capirne gli effetti, bisogna fare distinzione fra vaccinati e non vaccinati: «Solo per i primi essere contagiati dal Sars-CoV-2 potrebbe essere come prendere l’influenza che infetta ogni inverno milioni di persone, è letale in circa lo 0,1% (1 per 1.000) dei casi ed è pericolosa sopratutto per gli ultra 70enni con patologie croniche importanti».
Il giornalista del quotidiano di via Solferino ricorda come numerosi scienziati, a inizio 2020, paragonarono il covid all’influenza per poi tornare sui suoi passi: c’è il rischio che capiti lo stesso anche adesso? «No – replica Abrignani – i numeri parlano. Fino alla primavera del 2021, prima dell’uso estensivo dei vaccini, il Covid in Italia era letale nel 2-3% dei casi, avevamo al picco ogni giorno 30-40 mila infezioni e 700-900 morti . Oggi 12 gennaio, con circa il 94% della popolazione ultra60enne vaccinata con almeno due dosi e molti con tre, e con la variante Omicron che ha preso il sopravvento, la media settimanale è di 172.500 casi e 216 morti al giorno, quindi una letalità dello 0,12%». Sulle possibili modifiche al bollettino giornaliero: «Non mi pronuncio perché non so quanto sia semplice cambiare i codici dei ricoveri. So però che l’impatto del numero dei malati Covid in area medica con una modalità di conteggio diversa si ridurrebbero del 30%. I passaggi di colore di una Regione dipendono dalla percentuale dei posti occupati da questi pazienti qui e in terapia intensiva».
ABRIGNANI: “CONVIVENZA COL VIRUS? IN ITALIA SIAMO PRONTI”
La tendenza generale sembrerebbe essere quella di una convivenza con il virus, così come suggerito al presidente Biden, e non solo: «Anche Spagna, Portogallo e la Gran Bretagna stanno andando verso questa direzione. Molti Paesi, chi più chi meno, stanno razionalizzando la possibilità di un ritorno a una nuova normalità di vita con meno restrizioni e un certo numero “accettabile” di morti. Siamo pronti in Italia, dopo il picco atteso per fine gennaio (quando la curva dei contagi dovrebbe scendere), a tollerare 3-4mila decessi per Covid al mese per 4-5 mesi l’anno in cambio di una vita di nuovo “normale”?».
Intanto in Israele stanno già vaccinando con la quarta dose, ma in questo caso Abrignani storce il naso: «Non ha molto senso ripetere una quarta dose a 2-3 mesi dalla terza con un preparato non aggiornato. Anzi, le immunizzazioni ripetute in tempi ravvicinati a volte producono lo spegnimento della risposta immunitaria. Vediamo i dati di Israele, quando arriveranno, e poi decidiamo. Diverso sarebbe fare una quarta dose di vaccino disegnato contro la variante Omicron. Sarebbe agire come per l’antinfluenzale: lo cambiamo ogni inverno e non si parla di terze o quarte dosi ma di nuovo vaccino».