«Picco a fine gennaio? Questo è l’augurio che ci facciamo tutti, ma i confronti con le altre nazioni sono difficili, pensiamo ai numeri sui vaccinati. C’è stata un’accelerazione a cavallo di Natale e Capodanno che ha quasi raddoppiato il numero dei casi. I ricoveri in TI non sono tanto elevati, ma i decessi dell’ultima media settimanale sono attorno al 35%: questa è un’area su cui bisogna approfondire e indagare i motivi»: così Stefania Salmaso ai microfoni di Agorà.
L’epidemiologa ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica e si è soffermata così sull’ipotesi di arrivare allo stop dei bollettini quotidiani: «Io non capisco la motivazione. Se la motivazione è che il bollettino quotidiano crea ansia perché i media continuano a parlarne, l’idea di non farlo vedere quando il problema persiste mi sembra una soluzione assurda. Il numero dei contagi non è indicativo? No, i contagi sono predittivi di ciò che succede dopo: una quota anche piccola di casi in TI e di decessi avviene tra i contagi».
STEFANIA SALMASO: “OCCHIO A MESSAGGI CONTRASTANTI”
Stefania Salmaso ha poi ribadito la sua contrarietà alla narrazione di un Covid paragonabile al raffreddore: «Stiamo pensando da tempo che non ci libereremo dal Covid, quando la quasi totalità della popolazione sarà almeno parzialmente immune circolerà senza fare troppi danni. Ora c’è una larga fetta della popolazione suscettibile e non è un banale raffreddore: questa narrazione contrasta con le raccomandazioni di attenzione che abbiamo. Sono messaggi contrastanti». Dopo un commento sull’obbligo vaccinale per gli over 50 – «Lo scopo è quello di allargare il più possibile la platea degli immunizzati, soprattutto nelle fasce d’età in cui le infezioni fanno più danni. Io spero che questa norma non sia vissuta come coercizione, ma come un’occasione in più» – Stefania Salmaso ha precisato: «È inutile illudersi che Omicron sia più benigna e non porti danni, perché se è molto frequente raggiunge soggetti vulnerabili e non vaccinati, comportando casi severi».