Luigi Cavanna, primario di Oncologia dell’ospedale di Piacenza e pioniere delle cure precoci a domicilio, è intervenuto ai microfoni di “Fuori dal Coro”, trasmissione di Rete 4 condotta da Mario Giordano e andata in onda nella serata di martedì 18 gennaio 2022. Il professore ha parlato della lettera aperta firmata da tutti gli oncologi, che era un richiamo dell’attenzione generale: “Secondo me bisogna ricordarsi che nel 2019 purtroppo gli ospedali erano pieni senza Covid – ha sottolineato –. Che fine hanno fatto quei pazienti? Non c’è solo il Covid… Nella prima ondata abbiamo visto che andando a curare precocemente i casi a domicilio, le persone non si complicavano. Adesso ci sono nuovi farmaci messi in commercio nel nostro Paese per le cure precoci”.
Un concetto che, del resto, il dottor Cavanna aveva già esternato nei giorni scorsi sulle frequenze di “Radio Radio”, evidenziando che “due anni per la medicina è un tempo enorme: cambiano tantissime conoscenze, cambiano strategie di cura. In due anni un po’ di ricerca scientifica su nuove terapie, su nuovi approcci e sul territorio avremmo potuto farla, invece ci troviamo ancora con gli ospedali in difficoltà e coi reparti di chirurgia trasformati in reparti Covid. Questo non va bene, perché i malati più fragili, come gli oncologici, hanno bisogno di essere tutelati”.
PROF. LUIGI CAVANNA: “IL SISTEMA SANITARIO PRESENTA DIFFICOLTÀ”
Sempre a “Radio Radio”, il professor Luigi Cavanna aveva chiarito che non si può pensare di dare una risposta ospedalocentrica a una malattia infettiva così diffusa. Del resto, “stiamo vedendo che i risultati poi sono negativi.
Sulle terapie domiciliari a parole si dicono tante cose, ma nei fatti si è davvero fatto poco. Inoltre, c’è molta disomogeneità nel nostro Paese: in alcune realtà le cosiddette USCA vanno nelle case con medici e infermieri equipaggiati, fanno ecografie e prendono in carico il paziente; in altre sono frammentarie o addirittura non esistenti. Questa, da medico e da cittadino, mi sembra davvero una contraddizione in termini”.
Secondo Cavanna, il sistema sanitario nazionale sta manifestando grosse difficoltà, con pazienti “non trattati allo stesso modo. Se oggi un italiano ha un infarto, vuole fare un intervento chirurgico e trova un ospedale pieno di altri pazienti, sicuramente perde possibilità di guarigione. Ogni giorno nel nostro Paese si ammalano più di mille persone di tumore: basta pensare a questo dato”.