«Papa Francesco mi chiama in vari modi: leonessa, cardinalessa, marescialla. Mi piace molto leonessa, perché difendo molto i piccoletti, i cuccioli»: così Mariella Enoc ai microfoni di Oggi è un altro giorno. La presidente dell’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” ha fatto il punto sull’emergenza epidemiologica: «Ci stiamo vaccinando di più, qualcuno non cambierà mai idea. Come me lo spiego? Papa Francesco ha detto una cosa molto bella: dobbiamo fare una cura reale, calarci nella realtà e abbandonare molte nostre convinzioni, che nascono non da fatti scientifici ma perchè non vogliamo cambiare idea».
Nel corso del suo intervento al programma in onda su Rai 1, Mariella Enoc ha sottolineato che il Covid sta colpendo soprattutto i più piccoli: «Purtroppo queste varianti hanno colpito di più i bambini, i bimbi sopra i cinque anni devono essere vaccinati, ma molti hanno i genitori non vaccinati. Di fronte alla salute del figlio potrebbe non vaccinarsi? Pochi giorni fa è uscito dalla Rianimazione un bambino, il padre ha detto di avere fiducia nei medici perché avevano salvato il figlio. Dobbiamo pensare a questo: non volersi curare lo trovo singolare».
MARIELLA ENOC: “NE USCIREMO DIVERSI”
Negli ultimi giorni si è parlato a lungo del mondo no vax, Mariella Enoc ha spiegato: «Agli adulti provo a parlare qualche volte: qualcuno li convinco, altri no. Non bisogna aggredirli: io cerco di essere dolce e di fare pensare al bene degli altri. Non un richiamo a discutere sulla scienza, ma sull’attenzione e sull’amore verso l’altro: questo a volte tocca le corde giuste». La pandemia va avanti da due anni ormai, Mariella Enoc non è sicura che ne usciremo migliori: «Non so quanto ne usciremo migliori: diversi e cambiati certamente. Le cose stanno cambiando, abbiamo bisogno di tornare alle relazioni, perché ci siamo un po’ bloccati per motivi di opportunità e di abitudine. Io cerco di incontrarle le persone, pur con la mascherina e la sicurezza: nell’incontro c’è sempre qualcosa di più. Quando ci guardiamo negli occhi, diventa difficile non riconoscerci che tutti dobbiamo fare qualcosa per l’altro».