Era il 29 ottobre del 1975 quando a Vercelli fu commesso uno dei crimini rimasto indelebile nelle pagine di cronaca nera nazionali e ribattezzato come “Caso Graneris”. Fu una vera e propria strage quella commessa da Doretta Graneris, all’epoca 18enne e dal 23enne Guido Badini. I due giovani fidanzati decisero di sterminare la famiglia di lei per sentirsi “liberi” e godersi così l’eredità, sebbene il piano facesse acqua da tutte le parti e rivelasse una grande immaturità nonché i disturbi psicopatologici alla base. Doretta e Guido, come rammenta il settimanale Oggi, sterminarono letteralmente una intera famiglia. Uccisero papà Sergio, mamma Itala, il piccolo Paolo ed i nonni Romolo e Margherita Zambon. Ci fu anche una settima vittima indiretta, la mamma di Sergio, rimasta vedova da pochi giorni e che scoprì i corpi senza vita. La donna morì di crepacuore.
Tra le altre vittime anche la mamma 37enne Anna De Giorgi, prostituta, ammazzata da Guido per farsi “bello” con due conoscenti. All’epoca i periti della difesa tentarono di puntare sulla pazzia dei due ragazzi sostenendo che il delitto fosse “frutto dell’incontro di due personalità distorte e tarate che hanno finito con l’incendiarsi”. Diversa l’ipotesi sostenuta dai periti della Corte, secondo in quali “la strage di Vercelli non può essere giustificata con una patente di follia”. Alla fine furono condannati all’ergastolo.
Caso Graneris, Doretta e Guido: cosa li spinse a compiere una strage?
Cosa spinse Doretta Graneris a sterminare la sua famiglia? Il settimanale Oggi che ha ricostruito l’intero caso, ha ricordato come il padre Sergio fosse solito picchiarla, sebbene questo non basterebbe a giustificare l’assassinio. La 18enne era una ragazza ribelle e il sesso pare che caratterizzò parte della sua ribellione. Ad aiutare i due fidanzati nel compimento della strage furono diversi complici: Antonio “Tony” D’Elia, detto Caporosso, poi condannato a 22 anni; Antonio Coriolani (a 16 anni) e Giulio Marsigliese (a 15 anni). Sebbene appartenessero all’estrema destra, non fu la violenza politica a portare al massacro. D’Elia definì i due amici “fascisti come me, veri, duri e puri”, ma fu presto smentito dagli inquirenti che compresero subito di avere a che fare con dei balordi senza cultura né senso della realtà.
Così furono definiti anche Doretta e Guido. Se la giovane nutriva grande insofferenza verso il padre, il ragazzo aveva invece perso da poco la madre con la quale aveva un rapporto simbiotico. Tuttavia, amava collezionare armi e si allenava al poligono come un serial killer. Esattamente come si trasformò la sera del 29 ottobre mentre la famiglia Graneris guardava la tv in salotto. La coppia giunse in casa ed aprì il fuoco. Furono beccati quasi subito ma finirono con l’accusarsi a vicenda. Nel 1993 lei ottenne la semilibertà e dal 2000 quella condizionale. Dopo aver ottenuto nel 1993 la semilibertà, Guido tornò in carcere quattro anni dopo per spaccio. Dalla fine degli anni Ottanta, invece, i tre complici sono liberi.