Una bancaria di Siracusa ha girato un filmato pornografico e pubblicato alcune foto hot in rete e, in virtù di ciò, è stata prima ammonita con una lettera e poi licenziata dall’istituto di credito presso cui ha prestato servizio per un lasso di tempo pari a 17 anni. A raccontare la vicenda è stata la sua stessa protagonista, B.D.A., una quarantenne di origini piemontesi ma siracusana d’adozione, che ha parlato ai microfoni dell’agenzia di stampa ANSA: “Sono stata discriminata. Ho sempre posato come modella e dal settembre 2020 mi sono iscritta a una piattaforma privata dove inserisco dei contenuti più espliciti. Poi, dallo scorso anno, sui miei social ho pubblicizzato alcune serate. Ma ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro”.
A novembre 2021 la diretta interessata è stata sospesa dal lavoro: “Per me è stato un abuso da parte loro, io sono una donna che intende sfidare i falsi moralismi. Nei giorni scorsi mi è anche giunta la comunicazione del licenziamento, con cui si evidenzia l’inadeguatezza e la mancanza di rapporto fiduciario per il mio comportamento immorale”. Il video hard, denominato proprio “La bancaria di Siracusa” e nel quale ha recitato la donna (nome d’arte Benny Green), ha rappresentato dunque la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma B.D.A non ci sta e ha deciso di rivolgersi al giudice del lavoro.
LICENZIATA BANCARIA DI SIRACUSA PROTAGONISTA DI UN VIDEO PORNOGRAFICO. LA DIFESA: “LIBERA ESPRESSIONE DELLA SFERA SESSUALE PRIVATA”
All’impiegata sono stati contestati “l’assenza ingiustificata dal servizio, omettendo di avvertire dell’assenza; lo svolgimento di attività lavorativa extrabancaria durante l’assenza del servizio motivata da stato di malattia, alla visita fiscale domiciliare, e lo svolgimento di attività professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro”.
L’avvocato della bancaria di Siracusa, Piero Ortisi, non esita tuttavia a parlare di mobbing e a bollare come “illegittima” la sospensione: “Le circostanze attinenti la vita propria del lavoratore non godono di alcuna rilevanza soprattutto laddove siano estranee al contesto professionale. I fatti posti alla base della contestazione sarebbero in ogni caso null’altro che libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente”.