Giovanni Caccamo è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni di “Dedicato”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Autieri e andata in onda nel pomeriggio di sabato 22 gennaio 2022. Il cantautore siciliano ha rivelato innanzitutto ai telespettatori di essere appena ritornato da un viaggio nella sua terra natale, dove ha trascorso del tempo con la sua famiglia e con i suoi affetti. Una situazione che gli ha consentito di riabbracciare la sua consueta quotidianità con rinnovato entusiasmo: “In Sicilia c’è un’energia che viene dalla natura e, ovviamente, da tutta la mia famiglia. Poi, i miei nonni sono meravigliosi, sono speciali”.
Successivamente, l’occasione si è rivelata utile per descrivere il suo nuovo progetto musicale, “Parola”, e rivelarne la genesi: “Io tre anni fa mi sono trovato di fronte a una pagina bianca, poi, ascoltando un discorso di Andrea Camilleri, che disse che bisognava fare ripartire un nuovo Umanesimo della parola e affidava questo compito proprio a noi giovani, ho cercato di fare un disco in cui ogni canzone fosse ispirata a un’opera letteraria della letteratura italiana o internazionale, facendo precedere a ogni traccia una lettura di un personaggio celebre e significativo, come Patti Smith e Liliana Segre”.
GIOVANNI CACCAMO: “CANTO PIÙ CON L’ANIMA CHE CON LA VOCE”
Nel prosieguo del suo intervento nello studio di “Dedicato”, Giovanni Caccamo ha voluto ricordare anche la sua generosità in ambito artistico, come testimonia la sua attitudine a donare volentieri le sue canzoni ad altri artisti, come accaduto per “Adesso è qui”, scritta con Malika Ayane e in gara a Sanremo nel 2015.
A precisa domanda di Gigi Marzullo, Caccamo ha risposto rivelando di cantare più con l’anima che con la voce, senza ombra di dubbio, e che le sue origini meridionali non hanno necessariamente costituito un ostacolo per raggiungere traguardi prestigiosi, non ultimo il Festival della canzone italiana: “Partire dal Sud rende apparentemente tutto più difficile, ma poi si scopre che le chiavi di accesso si nascondono in quelle rocce, in quella lentezza, in quella stasi tipica del Mezzogiorno, che si rivela poi essere energia”.