In fondo alle brume, laggiù, intravedete la fine del tunnel? La fine dell’inverno e dell’inferno, e, perché no, la fine della pandemia, nonché l’inizio di una primaverile stagione endemica? Sogniamo insieme, cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri). Perché «Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme agli altri, esso è già l’inizio della realtà», diceva il vescovo brasiliano Elder Camara.
Sognare un mondo migliore costa niente. Sognare una classe politica migliore, costa un po’ di mal di stomaco. Sognare un Presidente della Repubblica nuovo di zecca, beh… altro che sogno: tempo al tempo, e sarà realtà!
Eeeh già! Da ieri sono iniziate le votazioni che porteranno al tredicesimo capo dello Stato, il successore di Sergio Mattarella. Sapete, no, come si dice dei candidati a una carica importante? Occhio “… a non entrare (in conclave) Papa e uscire cardinale…”.
Potrebbe capitare pure a Draghi… Tra nomi vecchi e nuovi, fino a qualche giorno fa si vociferava a gran voce anche di Silvio Berlusconi, che prima di ritirarsi ha passato gli ultimi mesi ad Arcore inanellando interminabili riunioni con i suoi più stretti collaboratori (e questo spiega la pesante assenza di Giuliano Ferrara…), sciorinando una serie di piani, di operazioni tutte tese a fargli realizzare il sogno di una vita: diventare Presidente della Repubblica. Fino al passo indietro finale.
Operazione Elefante. Di tutti è stato il primo, originario piano, solo abbozzato “tanto per vedere di nascosto l’effetto che fa” (Jannacci). In parole povere, l’intuizione del Cavaliere sarebbe consistita nell’apparire in tv, a reti unificate Fininvest, quattro volte al giorno per sette giorni. Un messaggio battente quanto intenso, incalzante come i cross di Bruno Conti al vittorioso Mondiale dell’82: le immagini sarebbero state quelle della sua discesa in campo nel 1994, con una sostituzione di labiale: il discorso di allora ottimamente rimpiazzato da un proclama scritto su misura per l’oggi, annunciando – con toni ultimativi e nient’affatto felpati – la propria candidatura al Quirinale. Un po’ come un elefante a passo di carica in una cristalleria.
A dissuadere Berlusconi ci avrebbe pensato il solito Gianni Letta, il quale, agile come una cavalLetta, si è fiondato con un gran balzo da Roma ad Arcore: “RifLetta, caro Silvio – gli avrebbe suggerito con dilatata pupilLetta – questa sarebbe una favoLetta assai negLetta per Lei e per i suoi sogni di gloria quirinalizia”. “Cosa c’entra la liquirizia?” avrebbe risposto l’amabile candidato, palesando qualche problema di udito…
Operazione Scoiattolo. Solo a questo punto, Silvio sarebbe sceso a più miti consigli, estraendo dal cilindro il piano B: l’Operazione Scoiattolo. Un’iniziativa pensata non tanto per i parlamentari a lui vicini come schieramento, ma per… tutti gli altri. Il nome della mission impossible sarebbe stato inventato da Silvio in persona, laddove per scoiattoli si intendono i parlamentari e i grandi elettori da stanare, cacciare e convincere.
A dissuaderlo sarebbe stato Vittorio Sgarbi, peraltro con toni assai garbati: “Caro amico, non ci sono i numeri. Pensaci, in 460 sono anche disposti a indicare il tuo nome, ma ti servono 505 voti: se anche aggiungi quelli di Cip e Ciop, che te ne fai di due in più?”. “Ma va’ a dà via i ciap!” gli avrebbe risposto, e per farlo incazzare avrebbe pure aggiunto: “Capra! Capra! Capra!”.
Operazione Renna. Fallita l’opzione moral suasion, poteva il Cavaliere rassegnarsi? Certo che no! Di slancio, ha varato un piano C, ribattezzato Operazione Renna. Il perché è presto detto. Come ben si sa, il ben cornuto animale traina la slitta di Babbo Natale, impegnato a consegnare i suoi doni ai bambini di tutto il mondo. Ebbene, il grande vecchio di Arcore, affiancato da un vero esperto in materia di strenne, Roberto Donadoni (meglio conosciuto come Regalaregali: il cognome già di per sé fa da garanzia), ha elegantemente sciorinato, sotto gli occhi degli astanti, l’intero elenco – nome per nome e regalo per regalo – di tutti i parlamentari che intendeva convincere a votarlo.
A dissuaderlo il piccolo ma eminente Renato Brunetta: “Mi permetta, Presidente, ma questa mossa – e glielo dice uno che di statura se ne intende – non è certo all’altezza della sua fama!”. “C’hai ragione, ho fame anch’io: e non soltanto di te!”. Così, citando Lucio Battisti (“ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”), Silvio ha incassato il consiglio a denti stretti e stomaco largo, senza dare troppa soddisfazione al minuto sodale.
Operazione Coniglietta. A questo punto, poteva forse Silvio Berlusconi in persona arrendersi? Giammai! In men che non si dica, ha buttato sul tavolo il piano D. D come donne, un tema che da anni lo ha visto giocare in casa (ma anche in trasferta va sempre all’attacco). Attorno a questa operazione vige ancora il più stretto riserbo, giacché il passo indietro sembrerebbe essere stato fatto. Voci di corridoio fanno trapelare che il Cavaliere, al momento opportuno, rientrerebbe in campo, andando a conquistare i voti della stragrande maggioranza delle parlamentari donne, pescando preferenze in tutti gli schieramenti politici. Sul come, però, bocche rigorosamente cucite: ad Arcore come in Fininvest, nelle fila di Forza Italia e financo al Monza calcio.
A dissuaderlo ci ha provato, inutilmente, l’attuale compagna, Marta Fascina: “Amore mio, sarebbe troppo spossante: troppe donne da convincere, e in tempi troppo rapidi!”. Ma il Cavaliere non ha voluto sentire ragioni, tanto che avrebbe esclamato: “So bene come tener testa al genere femminile, ci vuole parecchia perseveranza. E in questo caso, credimi, sono sicuro di riuscire ancora a tenere duro!”.
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