Filippo Tortu, campione olimpico con la staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo e autore della volata vincente che è già entrata nella storia dello sport, non vuole fermarsi qui: le sue qualità potrebbero farne il nostro velocista più completo tra i 100 e i 200 metri, coltivando con legittime ambizioni anche la specialità più lunga, oltre naturalmente alla staffetta con il campione dei 100 metri Marcell Jacobs, con Lorenzo Patta, Fausto Desalu e gli altri compagni.
Filippo Tortu è però anche un bel personaggio, con posizioni molto interessanti su come si dovrebbero comportare le persone famose e su quello che si dovrebbe fare per avvicinare l’atletica al maggior numero di ragazzi possibile, sulla scia dei successi di Tokyo. Leggiamo allora il pensiero di Filippo Tortu in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Punterai più sui 100 o sui 200 nel 2022? A lunga scadenza, vedi possibile essere competitivo a grande livello su entrambe le distanze? Quest’anno correrò entrambe le gare ma ora come ora dico che avrò un occhio di riguardo per i 200 metri, sopratutto perché è una distanza che richiede molta pratica. Per il futuro ho sempre pensato che un velocista completo debba essere competitivo su entrambe le distanze e all’estero infatti è cosi. In Italia tendiamo a settorializzare, soprattutto noi uomini. Le donne dell’atletica italiana sono molto più ambivalenti e corrono bene sia i 100 sia i 200. Su questo aspetto dovremmo imparare un po’ da loro.
Quali sono e saranno gli avversari più forti sui 100 e sui 200? Rispondo dicendo quelli che mi piacerebbe sfidare: De Grasse sui 200 e Prescod sui 100.
Che giudizio hai di Jacobs e qual è il rapporto tra di voi? Marcell è un ottimo velocista. Il rapporto è sereno come quello che ho con tutti gli altri compagni di staffetta e di nazionale.
La staffetta 4×100 ha fatto un miracolo: vi potrete ripetere? C’è qualcosa che potete ancora migliorare? Si può sempre migliorare e ci proveremo. Ripetersi è un obbligo morale per quanto dobbiamo a tutti i tifosi italiani che hanno creduto in noi e ci hanno sostenuti. Quest’anno secondo me sarà più difficile perché ci saranno squadre più competitive, ma credo che lo saremo anche noi.
Ti hanno dato fastidio le polemiche venute fuori dopo i successi azzurri alle Olimpiadi? Per natura mia presto sempre poca attenzione alle polemiche, soprattutto se fatte solo per il gusto di farle. Preferisco il confronto se c’è qualcosa che non va. Le polemiche non risolvono i problemi, il confronto sì.
Quali sono le tue metodologie di allenamento? Su questo non entro nel merito perché sono aspetti che io e il mio allenatore preferiamo tenere privati. Se trovassi una ricetta per cucinare il miglior piatto certamente non la rivelerei!!! Però posso parlare dell’approccio mentale: attenzione ai dettagli, impegno costante fino allo sfinimento, molta pazienza nel correggere e imparare cosa non so fare e la cosa più importante: gioia in quello che si fa.
Essere un personaggio pubblico ti fa piacere o ne faresti a meno? Se posso permettermi, la domanda dovrebbe essere un’altra, o almeno per me lo è. Essere famoso non è un dono che va sfruttato per vivere meglio e per se stessi. È un dovere nei confronti delle persone che ti seguono e che magari cercano in te un esempio comportamentale o di approccio alla vita. La domanda per me è: come va usata la fama? La risposta l’ho scritta sopra, la fama è uno strumento che va usato a beneficio di altri. Bisogna comportarsi con gli atteggiamenti che si vorrebbero vedere nelle altre persone, per cercare di aiutarsi a vicenda: Gandhi diceva: “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Ci credo molto.
Cosa ti ricordi di Tokyo, la sensazione e l’aneddoto più bello di quell’oro olimpico? Un ricordo su tutti: il nome ITALY che compare per primo sul maxischermo dello stadio. Lì ho provato un senso di completezza che non so spiegare, mi sono sentito esplodere. Eravamo in cima al mondo!
Cosa bisogna fare per portare l’atletica tra i ragazzi e sfruttare il momento magico? Bellissima domanda, perché la risposta è quello che avremmo già dovuto iniziare a fare a settembre, dopo le Olimpiadi. Noi atleti dobbiamo portare risultati, poi tocca ad altri sfruttarli per raccogliere nuovi sportivi. Credo che ci vorrebbe una strettissima cooperazione tra ministero dello sport e ministero dell’istruzione, per dare un’impronta sportiva più in stile americano alla scuola italiana. Ora stanno iniziando i singoli istituti a lavorarci, ma credo dovrebbe essere una decisione più generalizzata.
Quali sono i campioni preferiti e modelli di riferimento per Filippo Tortu? Primo su tutti Livio Berruti: gambe ma soprattutto testa. Diciamo che in generale guardo molto anche al comportamento extra sportivo di una persona per capire se prendere ispirazione.
Cosa pensi di Gianmarco Tamberi? Storia incredibile, carattere frizzante e forza mentale dirompente. La medaglia di Gianmarco è senza ombra di dubbio la più bella, la più difficile e la più preziosa delle Olimpiadi di Tokyo: la storia che c’è dietro merita una puntata di Buffa.
Sei tifoso della Juventus: segui altri sport, hai altre passioni o hobby particolari? Mi piacciono molti altri sport, ma quest’anno mi sarebbe piaciuto andare alle finali del campionato del mondo di freccette. Stare tra quel tipo di pubblico mi fa troppo ridere ed è un’esperienza che prima o poi voglio fare.
Metà brianzolo e metà sardo, quanto Filippo Tortu è legato alle sue radici? Io sono le mie radici, come chiunque credo. I valori delle persone che mi hanno cresciuto sono fondamentali per il mio percorso e mi aiutano a non perdere la bussola. (Franco Vittadini – Mauro Mantegazza)