GIORNATA DELLA MEMORIA. È una di quelle notizie che aprono il cuore, mentre infuria la martellante campagna tv sul Covid e si ripetono quasi giornalmente notizie di episodi di violenza: è all’esame dello Yad Vashem di Gerusalemme la candidatura dell’ennesimo rappresentante del clero italiano, nonché primo successore di san Luigi Orione, don Carlo Sterpi, a Giusto fra le Nazioni. La notizia ci viene dalla professoressa Mariagrazia Milani di Tortona (Alessandria), che ha curato e prodotto la documentazione richiesta.
Sono passati 22 anni da quando il nostro Parlamento ha istituito la Giornata della Memoria (legge n. 211 del 20 luglio 2000) e, se dovessimo stilare un bilancio, si potrebbe dire che è positivo quanto a sensibilizzazione di scuole e Comuni e a iniziative volte a far conoscere la triste pagina di storia della Shoa’h. Certo, c’è stato chi nel frattempo con essa ha potuto ancora strumentalizzare ideologicamente lo sterminio degli ebrei, per vantare patenti di democrazia senza meritarle, così come c’è stato chi (David Irving) ha voluto cullarsi nel limbo del negazionismo. Convegni, film, teatro, libri… Insomma si è prodotta una preziosa attività culturale e di ricerca.
Sicuramente due sono le acquisizioni positive della celebrazione della Giornata della Memoria. Una è la filmografia: dal film Kapo (1960) al bellissimo La verità negata (2016), il cinema ha superato i cliché e molti studenti hanno potuto rivivere quei tragici eventi, immedesimandosi nella “storia”, e mandando alle ortiche l’ideologia di molti manuali scolastici e spesso di molti docenti.
L’ altro aspetto positivo è rappresentato, appunto, dal fenomeno del Giardino dei Giusti: possiamo definirlo quasi un movimento, che ha approfondito e fatto conoscere le testimonianze di uomini che, anche a rischio della vita, hanno salvato ebrei, singoli o intere famiglie. Il fenomeno dei Giusti rappresenta un bouleversement (ribaltamento) rispetto a quella visione della Shoa’h che si crogiola nell’idea del “male assoluto”: essi documentano la capacità dell’uomo di saper dare la vita per un significato più alto della vita stessa.
E tuttavia davanti alla cronaca che registra oggi molteplici episodi di bullismo proprio tra i giovani (e i giovanissimi), di molestie o violenza sessuale, vien da chiedersi se servano poi veramente queste giornate commemorative. Se non sono accompagnate nel quotidiano da un’educazione all’altro, al senso dell’alterità, che l’altro è un bene, non serviranno. Anzi, si moltiplicheranno le regole, i famosi paletti, le sanzioni, ma il problema resterà. Ed è appunto su questo crinale che si situa oggi la sfida insita nella Giornata della Memoria, se abbia ancora o no un senso.
A Pontecurone (Alessandria), paese nativo di san Luigi Orione, l’anno scorso è stato allestito un Giardino dei Giusti con 7 uomini di Chiesa che si sono distinti nel salvare famiglie ebree o anche chi avesse bisogno di sfuggire ai repubblichini o anche agli stessi partigiani. Per 5 preti e 2 suore, il Comune di Pontecurone, in unione con Gariwo di Milano (GA/rden of the RI/gheteons WO/rldwide) ha creato un Giardino dei Giusti e lo ha inaugurato il 14 maggio 2021. Neanche sei mesi di tempo… et voilà, dei vandali incappucciati la notte tra il 27 e il 28 novembre 2021 a distruggerlo.
Secondo gli ultimi dati del catalogo dello Yad Vashem di Gerusalemme, il numero di Giusti non ebrei che hanno salvato la vita a degli ebrei è salito a 27.921 e, fra questi, i Giusti italiani sono saliti a 744. Di questi, 61 appartengono al clero cattolico: 30 sacerdoti diocesani, 12 religiosi, 15 religiose e 4 vescovi.
Ora, questa particolare sottolineatura, è utile per capire la necessità che la cultura che ha portato in Italia ai Giardini dei Giusti approfondisca il perché e il per come un uomo possa avere il coraggio di andare controcorrente, a fronte di un ambiente determinato dal pensiero unico. Se non si coglie questo aspetto si rischia di trasformare i Giusti in eroi e di pensare che fare il “bene” sia un mito e non alla portata di tutti. Non è difficile da capire che nei Giusti il senso dell’altro risulta “impastato” col senso di se stessi. Mettendo in campo educativo proposte concrete che vadano in questa direzione, avremo forse qualche chance in più per sfuggire alla dittatura dell’individualismo e del relativismo, che sono una vera “violenza”. Insomma, sarebbe l’inizio di una nuova autocoscienza.
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