CARO BOLLETTE, IL PESO SULLE PENSIONI
Mentre la politica è “ferma” sulle elezioni del Quirinale, le tematiche dalla riforma pensioni al caro bollette restano a “guardare” in attesa della ripresa della vita politica tra Governo e Parlamento: con una lunga nota il Centro Studi di Senior Italia FederAnziani mette in campo l’allarme alla politica sul fronte energetico, con ripercussioni prima di tutto su poveri e pensionati.
«Il caro bollette “toglie” una mensilità della pensione ai senior», spiega la sigla di FederAnziani. L’impatto degli aumenti del gas e della luce, pari a 1.118 euro annuali per il 2022, mette una forte apprensione per il futuro: «Ben oltre l’importo medio mensile della pensione nel nostro paese, pari a circa 1.039 euro (cifra netta e comprensiva della tredicesima). – sottolinea l’associazione – Un fatto al di fuori della portata dei pensionati italiani, che conferma come i pensionati siano bersagliati dalla pandemia, non solo sul piano della salute per l’abbandono delle cure primarie, ma anche su quello economico». FederAnziani chiede al Governo di intervenire al più presto: «Quanto possiamo chiedere ancora di più ai pensionati? Quanto ancora possiamo fingere di ignorare quei 38,3 miliardi annui trasferiti dai nonni ai figli e nipoti, che rappresentano il vero ‘bonus figli’ del sistema di welfare italiano? Il caro bollette rischia di portare al collasso i pensionati, già troppo provati dalla pandemia, che ha visto sempre i senior come i soggetti più vulnerabili e impegnati nel sostenere nipoti, figli cassaintegrati, disoccupati o in difficoltà finanziarie. Senior Italia chiede al Governo, infine, di intervenire in modo più incisivo perché altrimenti le famiglie andranno in default».
AUMENTO ETÀ PENSIONI: PERCHÈ NON NEL 2022
Al netto di quanto verrà deciso nella prossima riforma pensioni – il “cantiere” prosegue con i prossimi due incontri al Ministero del Lavoro, il 3 e il 7 febbraio prossimi, finita l’epopea del Quirinale – un dato sarà certo per questo 2022: non assisteremo ad alcun aumento dell’età pensionabile.
A stabilirlo è stato l’ormai “datato” decreto del Ministro dell’Economia Daniele Franco, lo scorso 27 ottobre: in sede di pre-Manovra, il MEF ha chiarito che le futuro modifiche dell’età pensionabile «si legheranno all’aumento della speranza di vita». Ergo, dato che il nuovo calcolo su di essa sarà fatto solo dal 1 gennaio 2023 in avanti, per tutti i prossimi 12 mesi quel dato non verrà toccato neanche dalla nuova riforma pensioni: al momento il limite di 67 anni fissato dalla Legge Fornero rimane “congelato”, ma sarà proprio la nuova riforma che dal 2023 in poi potrà “metter mano” tanto agli anticipi sulla pensione quanto all’effettivo possibile aumento dell’età di uscita dal mondo del lavoro per le categorie “standard”. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ORLANDO
Milano Finanza ha intervistato Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, per commentare le novità di riforma pensioni introdotte per l’anno nuovo e gli ha anche chiesto che consigli darebbe a un giovane per quanto riguarda la previdenza complementare. Orlando ha spiegato che si tratta dell’“unico ingrediente fondamentale per potere costruire una rendita robusta”, visto che in futuro le pensioni pubbliche saranno “sempre più contenute”. Oltretutto la previdenza complementare presenta dei vantaggi sul fronte fiscale che aumentano con il passare del tempo e anche per questo conviene cominciare a costruire la propria pensione integrativa. MF ha chiesto a Orlando anche cosa potrebbe fare il Governo per rilanciare la previdenza complementare.
I CAMBIAMENTI NECESSARI PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
“Occorrerebbe studiare strumenti che rendano sempre più accattivante il sistema di previdenza complementare sia per chi ha redditi più alti sia per chi è all’inizio della carriera. In particolare vanno ampliate le soglie di deducibilità annuali anche oltre i limiti attuali, specialmente per chi decida di aprire una posizione anche ai propri familiari, creando un sistema di bonus e innalzamento delle soglie di deduzione direttamente proporzionale al numero dei familiari per cui si crei una posizione in un fondo pensione. Oltre a questo, nell’ottica della nuova riforma Irpef, è necessario che non ci sia alcuna modifica del sistema di tassazione delle rendite, di modo che mantengano intatta la loro appetibilità sotto il profilo fiscale, anche nell’ottica di favorire il conferimento del trattamento di fine rapporto in un fondo pensione”, è stata la risposta di Orlando.
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