La decisione è di quelle che implicano una precisa scelta di campo: entro il 2025, il 100% del packaging utilizzato per offrire i propri prodotti ai consumatori proverrà da fonti rinnovabili, riciclate o certificate. La strategia tracciata da McDonald’s in materia di imballaggi vira diretta verso il “verde”. E lo fa (anche) attraverso una collaborazione stretta dalla multinazionale con Comieco – il Consorzio che garantisce il riciclo dei pack in carta e cartone – e Seda International Packaging Group, il suo principale fornitore di imballaggi. Obiettivo dichiarato dell’intesa è convertire la quasi totalità del packaging utilizzato negli oltre 630 ristoranti dell’insegna in tutta Italia, inclusi i canali delivery e take away, scegliendo un materiale naturale, sostenibile e totalmente riciclabile come la carta.
Un obiettivo che segna insomma la strada. E che rappresenta un tassello nevralgico di una strategia già capace di portare frutti: in Italia infatti – racconta l’azienda – già oggi il 100% del packaging in carta di McDonald’s è rinnovabile, certificato o riciclato. Il che rappresenta – dice McDonald’s – il coronamento di un impegno verso la progressiva eliminazione della plastica monouso negli imballaggi, che ha portato a un risparmio di 1.000 tonnellate di plastica all’anno.
Va detto però che l’impegno dell’azienda sul fronte della sostenibilità non si limita al solo orizzonte dei packaging riciclabili, ma si inserisce in un percorso più ampio, nel quale trovano spazio almeno altre cinque voci.
La prima corrisponde al miglioramento della quantità e della qualità della raccolta differenziata attraverso l’installazione di nuovi contenitori per rifiuti nelle sale e nei dehor dei ristoranti, educando e sensibilizzando al corretto comportamento milioni di consumatori. Un percorso a 360° – racconta l’azienda – che condurrà ad aumentare la quota di raccolta differenziata così da arrivare a riciclare il 100% del packaging utilizzato dai clienti.
La seconda area di intervento riguarda la filiera bovina. Nel 2018, dalla collaborazione tra Inalca, McDonald’s, Coldiretti e l’Associazione Italiana Allevatori è nato il progetto “Allevamenti Sostenibili” che punta a incoraggiare l’adozione e la diffusione di pratiche sostenibili tra gli allevatori di bestiame da latte e promuovere la formazione del personale impegnato nell’allevamento di bovini in termini di benessere animale, ambientale ed economico-sociale.
In agenda, c’è poi la questione del risparmio energetico. Dal 2014 McDonald’s collabora infatti con l’agenzia indipendente CasaClima per ridurre l’impatto ambientale dei ristoranti proprio su questo fronte. E a ciò si deve aggiungere che dal 2020 l’energia elettrica fornita alla maggior parte dei punti di vendita proviene da fonti rinnovabili e certificate, come eolico e idroelettrico.
Il Gruppo ha poi preso l’impegno di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra della rete dei ristoranti e uffici del 36% e del 31% l’intensità delle emissioni lungo tutta la supply chain, ovvero lungo la catena di approvvigionamento che permette di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore fino al cliente. Ma non solo. McDonald’s ha infatti annunciato anche di voler raggiungere a livello globale il traguardo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050, aderendo alla campagna Race to Zero delle Nazioni Unite e a Science Based Targets Business Ambition for 1,5°C (SBTi).
Infine, all’appello non manca il fronte logistico. Per contribuire a dare il proprio apporto nell’affrontare la questione del climate change, McDonald’s ha infatti dato vita a specifiche collaborazioni nell’ambito dei trasporti. Ad esempio, grazie alla intesa con il partner HAVI ed Eni, la multinazionale ha implementato un progetto che mira a raffinare gli oli esausti di frittura utilizzati nelle cucine per produrre biocarburante.
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