Vent’anni fa, in una stimolante intervista al professor Eddo Rigotti, puntavamo l’attenzione sulla dimensione narrativa dell’educazione scientifica, ancora poco considerata o semplicisticamente ridotta al racconto di episodi curiosi o alla semplice aggiunta di qualche resoconto storico giustapposto alla fredda sequenza di leggi e formule. Rigotti sottolineava come il «raccontare la scienza» debba essere concepito come premessa e promessa di un’avventura che può essere vissuta da chi ascolta. Chi racconta – diceva – non può semplicemente parlare di qualcosa che è successo a qualcuno, ma deve mostrare il lavoro di un altro in modo che possa essere imitato, «quasi che il raccontare sia una specie di “bottega” in cui si impara dall’esperienza. Ciò che viene raccontato suscita il desiderio di fare esperienza, di vivere l’avventura della scienza nella concretezza di un’esperienza forte».
In questo numero il tema viene ripreso e rilanciato da Carlo Fedeli, all’interno dell’ampia riflessione avviata proprio su Emmeciquadro sulla didattica oggi prevalente nella scuola italiana e sulle forme di comunicazione insegnante-studente più praticate (con più o meno successo). Sono riflessioni sollecitate anche dalla situazione che si è determinata con «lo tsunami planetario del Covid-19» e che – osserva Fedeli – ha prodotto effetti «sia come acceleratore e moltiplicatore esponenziale del ricorso alle tecnologie, sia come dolorosa sospensione o contrazione e riduzione ai minimi termini di quella quotidiana e reciproca frequentazione che la tradizione occidentale documenta fin dall’antichità come il carattere più ricorrente e distintivo delle molte forme di scuola succedutesi nella storia».
Sul diffuso utilizzo delle tecnologie, e in particolare sulle presentazioni multimediali (le ormai onnipresenti slide, non solo nelle lezioni a distanza), si focalizza l’analisi del pedagogista che lo porta a evidenziare la criticità di tre fattori costitutivi dell’insegnamento e dell’apprendimento: oralità, relazione personale e tempo. Sono i fattori che determinano anche la dimensione narrativa e che consentono di applicarla anche all’insegnamento scientifico; questo poi può svilupparsi come dialogo coinvolgente e trovare proprio nei contenuti e negli strumenti specifici delle discipline gli elementi decisivi di un’esperienza che veda insegnanti e alunni insieme protagonisti di una storia di conoscenza, di un’avventura di esplorazione graduale e appassionata della realtà.
Ne abbiamo raccontate tante di queste storie negli 80 (ottanta!) numeri della rivista, in diverse modalità e a tutti i livelli, scolastici e non. E lo facciamo anche in questo numero, con esperienze che vanno dalla scuola primaria alla secondaria, dai premi Nobel 2021 (fisica, chimica, medicina) ai centri di ricerca come la Specola Vaticana.
E continueremo a raccontarne.
Mario Gargantini
(Direttore di Emmeciquadro)