È un tunnel nerissimo in cui per ora non si riesce a intravvedere la luce. Per il Codacons “siamo in presenza di una vera e propria emergenza prezzi”, che può costare in media a ogni famiglia italiana 1.198 euro in più e il “rischio serio” che i consumi “potrebbero crollare nel 2022 come conseguenza del caro-vita”.
Per l’Unione nazionale consumatori “i rialzi catastrofici stanno dissanguando gli italiani con effetti nefasti sui consumi”, a partire dal cibo (in media +217 euro a famiglia su base annua) e trasporti (+519 euro), ma con prezzi e tariffe destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane.
Per AssoUtenti “un massacro per le tasche delle famiglie”, perché l’inflazione al 3,9% significa “per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita pari a 1.407 euro su base annua, 535 solo per abitazione, acqua ed elettricità, 519 euro per i trasporti, e per una coppia con un figlio, una maggior spesa annua di 1.303 euro, 537 per l’abitazione e 452 per i trasporti, mentre per una coppia senza figli con meno di 35 anni, che spende di più di quelle con figli per viaggiare e per la casa, ha un aggravio annuo di 1.439 euro, dei quali 635 per l’abitazione e 515 per i trasporti”.
Per le associazioni dei consumatori il ritorno in grande stile dell’inflazione, sull’onda dei rincari di materie prime (agricole e non) ed energia, fa scattare toni da Armageddon. E il guaio è che dopo un 2021 pesantissimo, anche il 2022 si è aperto all’insegna di fiammate di prezzi e rincari dei costi.
A tutto questo, poi, vanno aggiunti i venti di guerra che soffiano dall’Est Europa, perché tra Russia e Ucraina passano snodi importanti: Mosca gestisce i rubinetti del gas, mentre Kiev continua a essere uno dei granai d’Europa. Dovesse malauguratamente precipitare la situazione o anche solo protrarsi per settimane questo stato di belligeranza a bassa intensità, è possibile calcolarne l’impatto su prezzi, inflazione e consumi?
Come evidenziato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, la Russia, con il 20,1%, è il primo paese fornitore dell’Italia di petrolio greggio e gas naturale e una escalation della crisi in Ucraina potrebbe ulteriormente aggravare gli effetti recessivi dell’aumento del costo dell’energia che, come emerge da un’analisi di Enrico Quintavalle, sta già pesando sulle famiglie italiane per 22,4 miliardi di euro di maggiore spesa. Le interruzioni nelle forniture e gli effetti di probabili sanzioni economiche aggraverebbero a dismisura le tensioni sui prezzi che appaiono già fuori controllo. A dicembre 2021 il prezzo del gas europeo (Ttf) ha registrato un +599% rispetto a dicembre 2020, ribaltandosi sul prezzo dell’elettricità di riferimento per la Borsa elettrica – l’Italia produce il 47,7% dell’energia elettrica utilizzando questa commodity, una quota più che doppia rispetto al 20,1% della media Ue – che a gennaio 2022 è già salita del 269% rispetto a un anno prima.
Insomma, le tensioni inflattive già in atto (e non solo) continuano a spaventare. Proprio ieri l’Istat ha sottolineato che “tutte le componenti” dell’indice di fiducia dei consumatori sono in calo, soprattutto quelle riferite al clima economico (si precipita da 139,6 a 129,7) e al clima futuro (si scende da 120,8 a 113,5).
E qualche giorno fa anche il Centro Studi Confindustria non ha potuto fare altro che constatare con preoccupazione che “con gli attuali prezzi abnormi dell’energia, i margini erosi, la scarsità di commodity e l’aumento dei contagi, il rischio è che il Pil subisca uno stop nel primo trimestre: almeno -0,8%”. Il rincaro dell’energia (pari all’8,3% del paniere dei consumi), sempre per il CsC, produce un “impatto sulla spesa delle famiglie stimato in circa 5-6 miliardi di euro: ciò sottrae risorse alla spesa in altri beni e servizi, frenando i consumi”. Non solo: “l’inflazione già acquisita per il 2022 in Italia è del +1,8%: molto di più rispetto al 2021, quando si partiva quasi da zero”, perché le pressioni inflazionistiche “sono cresciute progressivamente nel corso del 2021 (da +0,8% nel primo trimestre fino a +3,9% nel quarto), determinando un ‘trascinamento’ elevato per l’anno appena iniziato”.
Ancora peggiore è lo scenario delineato da Tecnè nel report “Prospettive economiche delle famiglie per il 2022”, in cui si legge: “la stima è di un tasso d’inflazione medio compreso tra +4,5% e +5,5% Con un tasso d’inflazione medio pari al +5% le ricadute sui bilanci familiari sarebbero pesanti: a parità di volume d’acquisto, le maggiori spese sarebbero pari a 1.464 euro l’anno in più a famiglia, mentre per una famiglia di 5 persone (2 genitori e 3 figli) il tradizionale carrello della spesa costerebbe oltre 2.000 euro in più l’anno. Le conseguenti strategie di contenimento potrebbero portare a una frenata della dinamica positiva dei consumi che ridurrebbe la crescita attesa dal +5% al +2%”.
L’inflazione a tutto gas (e purtroppo non è un gioco di parole, perché è proprio la componente energetica a fare da propellente di tutti i rincari) sta mettendo in crisi le stesse imprese, che non sanno più come fare per non scaricare a valle gli aumenti. Infatti, in molti settori – per esempio l’alimentare, i trasporti, l’edilizia – questo “passaggio del cerino acceso” sta già avvenendo e nelle prossime settimane avverrà con maggiore frequenza. Ma il propagarsi del combinato disposto inflazione-calo dei consumi-erosione dei margini-stop agli investimenti mette seriamente a repentaglio il raggiungimento di una crescita del Pil che quest’anno il Governo (ministro Franco dixit) vede ancora superiore al 4%.
Sul 2002, dunque, si proiettano luci sinistre? Non è detto. Come rileva il Centro studi Confindustria, “le previsioni dei principali istituti prospettano un’inflazione italiana nel 2022 in calo dal picco, in media al +2,4%, fluttuando tra un massimo di +3,5% secondo le stime di Banca d’Italia (di gennaio), e un minimo di +1,8% secondo lo scenario Fmi (di ottobre)”.
Sono lumicini di speranza, ma val la pena – e il governo dovrebbe quanto prima riprendere la rotta in tal senso – far sì che non si spengano.
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