Diego Fusaro, saggista e opinionista, nel corso della sua rubrica chiamata Lampi del pensiero quotidiano, in onda su Radio Radio, si è scagliato contro il Festival di Sanremo 2022, sottolineando il paradosso secondo cui l’obbligo di avere il Super Green Pass non vale per i cantanti in gara. Ad annunciarlo è stato il direttore di Rai 1 Stefano Coletta nel corso di una recente conferenza stampa. È per questo, dunque, che tra gli artisti potrebbero anche esserci dei no-vax.
“È un particolare momento di ironia della storia”, così lo ha definito il commentatore radiofonico. “Il Festival di Sanremo è iniziato nel giorno in cui sono entrate in vigore le misure di restrizione volte a controllare l’andamento della curva epidemica del Covid-19, soprattutto sul piano delle vaccinazioni”. Dal 1° febbraio, infatti, sussiste l’obbligo vaccinale per coloro che hanno più di 50 anni e l’utilizzo della certificazione verde è stata estesa. “Allo stesso tempo apprendiamo che a Sanremo vi è qualcosa di curioso, ovvero che i cantanti sono dispensati da tali norme. Per esibirsi sul palco non dovranno dimostrare di avere quella infame tessera verde, mentre i comuni mortali giù dall’Olimpo sono costretti ad utilizzarla, pena l’essere discriminati ed esclusi dalla vita lavorativa”.
Fusaro: “A Sanremo ammessi no-vax? Che paradosso!”. La critica alla società
Diego Fusaro, nel sottolineare il paradosso per cui i cantanti no-vax sono ammessi al Festival di Sanremo 2022 a Radio Radio, ha portato anche il paragone con il recente caso di Novak Djokovic, che ha creato non poco scalpore. “È curioso il fatto che i perbenisti che erano furenti nei confronti del tennista serbo perché non era benedetto col santissimo siero, poco nulla ora abbiano da eccepire sul fatto che i partecipanti alla kermesse non siano tenuti a esibire come i comuni mortali la super infame tessera verde”, ha proseguito.
Da qui la critica alla società. “In questo scenario è cristallizzata la società reificata di cui siamo abitatori: da una parte gli happy few, figli di un Dio maggiore, che possono vivere come se nulla fosse, senza subire limitazioni e anzi beneficiando di una condizione ideale riservata a pochi; dall’altra parte la massa dannata degli indesiderati, degli sconfitti, che vengono costantemente umiliati”. E conclude: “Una situazione che farebbe apparire Orwell un dilettante. È surreale, dispotica e distopica. Il distanziamento sociale ad oggi non allude a quello fisico anti-contagio, bensì – e non in misura trascurabile – ad un nuovo modello di società sempre più asimmetrico, in cui in alto i vincenti si distanziano nello spazio e nei modi dalle masse dannate dalla globalizzazione, che vengono tenute sotto, a debita distanza dai diritti, dagli agi e da ogni forma di degno vivere”.