È tornato SuperMario Draghi e con i rinnovati superpoteri promette di liberare l’Italia dal Covid e di riaprire tutto secondo un calendario annunciato ma ancora non redatto. Per il momento, le aperture significano una cosa sola: se non sei vaccinato o guarito, bambini compresi, non puoi fare un passo, mentre la variante Omicron si rivela sempre meno pericolosa. Le differenze tra chi ha la terza dose e tutti gli altri si approfondiscono, a partire dal fatto che d’ora in poi le restrizioni in zona rossa si applicheranno soltanto ai “no vax”. Il green pass diventa eterno (vuol dire che rimarrà anche una volta finito lo stato d’emergenza?) per i tri-vaccinati proprio mentre numerosi Paesi stranieri lo stanno cancellando. Emblematico è il caso di Israele, nei mesi scorsi portato a esempio per la tempestività delle vaccinazioni e l’efficacia delle scelte anticontagio: ebbene, il governo di Tel Aviv ha stabilito che il certificato verde sarà richiesto solo in occasione di eventi “ad alto rischio” dopo che studi scientifici ne hanno verificato l’inutilità con la variante Omicron che si trasmette allo stesso modo tra immunizzati e no. Il problema dunque non è il vaccino (Israele ha frenato anche sull’eventuale quarta dose) ma il virus modificato.
Il governo di Roma invece tira dritto sulla vaccinazione a tappeto anche per i giovanissimi. La “normalità” di Draghi equivale a inoculare ogni cittadino e a fargli esercitare le proprie libertà costituzionali solo se in possesso del green pass, la cui durata nell’occasione è stata resa illimitata. Saranno condannati alla didattica a distanza soltanto bambini e ragazzi non vaccinati, con una pressione fortissima sulle famiglie.
Con il nuovo decreto la scuola funzionerà così. All’asilo, dove non si portano mascherine e i contagi sono minimi, attività in presenza con 4 positivi, con il quinto caso lezioni sospese per 5 giorni. Alle elementari, con 4 positivi tutti in aula con la mascherina Ffp2; dal quinto caso, didattica digitale integrata per 5 giorni per chi non ha la terza dose. Alle medie e superiori, con un positivo scatta l’obbligo di mascherine Ffp2, con due o più casi lezioni domiciliari solo per i non tri-vaccinati. Anche chi è guarito da meno di 120 giorni è esentato dalla didattica a distanza, ridotta da 10 a 5 giorni, e dunque potrà restare in aula con la mascherina protettiva.
Favorita anche la presenza di turisti dall’estero: se il vacanziero è stato vaccinato più di sei mesi prima, quindi ha un semplice green pass base, gli basterà fare un tampone antigenico rapido per muoversi come se avesse il super green pass. Un privilegio che agli italiani non è concesso perché per il certificato rafforzato è necessaria la terza dose.
Come altre volte è accaduto, il Consiglio dei ministri ha annunciato le misure ma non comunicato il testo del decreto. Non si sa nemmeno quando le nuove misure entreranno in vigore: bisognerà aspettare il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, si parla di lunedì.
La Lega non ha partecipato al voto e il segnale per Draghi è molto preoccupante. Dopo la rielezione di Mattarella sembrava che Giancarlo Giorgetti, uno degli uomini più vicini al premier, fosse a un passo dalle dimissioni dal Governo. In realtà, il ministro non si è dimesso per ora ma ieri insieme a tutti i ministri della Lega non ha partecipato al coro di chi allenta le restrizioni solo per i vaccinati. La Lega voleva sì che il governo attenuasse i vincoli, ma si muovesse anche sul caro energia e contro la riforma del catasto. Provvedimenti che invece non sono pervenuti.
Forse è presto per parlare di rottura, ma sembra che Draghi, con i decreto di ieri, ne stia coltivando i presupposti. Ora si tratta solo di attendere e vedere cosa farà il governo.
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