A fronte dei tanti, troppi morti causati dal Covid, l’emergenza della pandemia ha spinto la scienza a tante, nuove scoperte. L’ultima in ordine di tempo ci arriva grazie a uno studio condotto da un team di ricercatori coordinati dall’Istituto Humanitas e dall’Ospedale San Raffaele di Milano, e riguarda la scoperta di una proteina, presente nel nostro organismo, che sarebbe in grado di bloccare sul nascere l’infezione del Covid-19. È quella che si definisce “immunità innata” o “naturale”, come ci ha spiegato il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa di malattie infettive al Policlinico Gemelli, già conosciuta, osservata anche in altre malattie e che permette ad alcune persone di non ammalarsi. Si spiegherebbe così perché non poche persone non siano mai state infettate dal virus. Il suo nome è Mbl, letteralmente Mannose Binding Lectin, è un meccanismo che impedisce di contrarre la malattia e soprattutto resiste a ogni tipo di variante. “Si tratta di proteine che aggrediscono il virus come fossero anticorpi veri e propri, ma in realtà sono ‘innati’, esistono già nel nostro organismo” ci ha detto ancora Cauda. Questo, però, “non significa che il farmaco che potrà essere tratto da questa scoperta potrà essere prodotto in tempi brevi, né che un tale farmaco possa sostituire il vaccino, che viene comunque sempre prima di ogni medicinale”.
Che idea si è fatto di questo studio? È giustificato l’entusiasmo per questa scoperta?
Assolutamente sì, è uno studio di grande rilevanza scientifica, che ha coinvolto prestigiosi gruppi di ricerca italiani e stranieri. La cosa interessante che emerge da questo studio è l’identificazione di una molecola circolante nell’organismo, definita Mpl, “Mannose Binding Lectin”, una lectina di legame del mannosio (uno zucchero semplice, ndr), una delle proteine responsabili dei processi di comunicazione fra le cellule.
Ci spiega di cosa si tratta esattamente?
In sostanza, è un legante di zuccheri che sono presenti nel virus. Questo legame sembrerebbe essere del tutto indipendente dalla presenza di varianti, il che lo rende importante ai fini di una eventuale produzione di un farmaco che possa essere usato come terapia anti-Covid.
Per arrivare al farmaco ci vorrà del tempo?
La scienza va avanti attraverso le scoperte e questa è sicuramente importante, però per arrivare al farmaco ci vorrà del tempo. È una molecola che fa parte dell’immunità naturale, un’immunità innata che protegge dal virus e spiega perché alcune persone non sono mai state contagiate dal Covid. Siccome non tutte le persone producono una molecola di questo tipo, si tratta di capire come un domani potrebbe essere utilizzata in modo più allargato.
Non è possibile capire chi ce l’ha?
No, non lo si capisce con dei test, bisogna fare sofisticate analisi. Il punto importante è che, legandosi a degli zuccheri della proteina Spike, questa molecola non cambia nelle diverse varianti. Determina un blocco del virus, come fanno gli anticorpi nelle persone vaccinate. È un po’ meno potente degli anticorpi prodotti dalle persone colpite dal Covid.
In sostanza, quali risultati si otterrebbero con un farmaco prodotto grazie a questa proteina?
Quello che più balza all’occhio è la possibilità di bloccare in alcuni individui l’infezione virale, perché si comporta in modo simile agli anticorpi prodotti dopo una malattia.
Si dice che nessun farmaco potrà mai competere con i vaccini o sostituirli: neanche questo?
Dico sempre che prevenire è meglio che curare, non è una banalità. Per qualunque malattia ci vogliono i farmaci appositi per curare chi si è già ammalato, e per il Covid ne abbiamo già a disposizione diversi. Ma è ovviamente meglio non ammalarsi, perché qui si parla di un farmaco per chi è già stato colpito dall’infezione.
Che scenari si aprono per la ricerca?
Si apre senza dubbio una potenziale strada per la ricerca scientifica e medica, ma resta valido l’assunto che possiamo uscire dall’emergenza pandemica di oggi, sperando che domani diventi endemia, solo con i vaccini.
(Paolo Vites)
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