Non c’è il due senza il tre, e ci mancano ancora due serate. Il razzismo, l’omofobia, e stasera la mafia. Tutto sacrosanto, tutto maledettamente scontato. Tutto giusto e buono, tutto impastato da una melassa che, tra una lacrima e uno sberleffo, esclude il giudizio e la ragione. Perché Saviano e non uno dei sacerdoti o degli insegnanti anonimi che ogni giorno si svenano, a Palermo e a Napoli, per tirar su ragazzi senza educazione e compagnia, per strapparli dalle strade e da famiglie e branchi criminali?
Saviano parla bene. Infatti parla e scrive in continuazione. Il festival di Sanremo raggiunge platee ampie, e così, per educare il popolo bue, tra una canzone e l’altra ci vuole la predica laica, proprio mentre sbertucci quella cristiana. La coscienza è a posto, soprattutto quella di chi guarda agli ascolti e relativi incassi. Col risultato di appiattire ogni riflessione, di ridurre tutto a chiacchiere e applausi, di abbinare disquisizioni su mises e performances artistiche al gossip, ai temi sensibili, ma solo quelli che sono ormai accettati dal mainstream del pensiero. Vediamo se una sera parlano di eutanasia e di utero in affitto.
Il monologo del professionista dell’antimafia racconta, invita alla conoscenza e al coraggio. Ci sta l’applauso. Peccato la chiusa del bravo presentatore che invita il pubblico a guardare il prossimo programma dell’autore, Insider, inviato nel mondo del crimine. Si era sperticato, Amadeus, a spiegare in conferenza stampa che Saviano era presente a titolo gratuito. Allora si poteva evitare la promotion, e la gratuità sarebbe sembrata più sincera.
In fondo, Drusilla è stata campione di stile, eleganza, discrezione. E dire che si aspettavano tutti il trans macchietta, quando abbiamo visto un attore ironico che interpreta con spirito un personaggio, senza volgarità e sguaiataggini. Ma appunto, tra un discorso impegnato e una canzonetta, una blanda provocazione e un pugno chiuso, tutto è confuso dai taffetà e dai boa piumati della Berti. Sinceramente la migliore, la più ingombrante e la più leggera, almeno è schietta e sa prendersi in giro.
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