Claudio Monteverdi è forse il madrigalista del Seicento più conosciuto, anche a ragione delle sue opere teatrali molto rappresentate anche oggi. L’arco della sua lunga vita (1567-1643) corrispose in parte a quella di un altro grande madrigalista Carlo Gesualdo di Venosa (1566-1613) di cui solo relativamente di recente si apprezza la qualità e la modernità. Non si sa se mai si incontrarono, forse tra Mantova, dove il primo era musicista alla Corte dei Gonzaga nel 1590-1613, e Ferrara, dove il secondo si era rifugiato alla Corte degli Estensi nel 1590-96, dopo un duplice omicidio.
Erano differenti di ceto e di censo. Il primo enfant prodige nella natia Cremona e successivamente musicista di Corte sino alla nomina a Maestro di Cappella alla Basilica di San Marco a Venezia. Il secondo, invece, nobile (era Principe di Venosa) nel Regno di Napoli, musicista per diletto – a quell’epoca i musici erano impiegati dell’aristocrazia e gli aristocratici ascoltavano musica ma non la componevano – e con una vita avventurosa che è stata anche oggetto di drammi ed opere liriche.
Ebbero una caratteristica comune e parallela: ambedue traghettarono la musica dal crepuscolo del Rinascimento alla nascita del Barocco. Ma la loro esperienza e la loro ricerca musicale furono divergenti: mentre Monteverdi arrivò ad un’armonia tale da precedere Bach, Gesualdo giunse ad un cromatismo da anticipare quasi l’Ottocento e la prima parte del Novecento. Monteverdi viveva in un mondo di musicisti, anzi dei musicisti più colti e più avanzati dell’epoca e viaggiò in mezza Europa. Al contrario, Gesualdo, tranne gli anni a Ferrara e qualche viaggio a Napoli, era rinchiuso nel suo castello di Venosa, nella parte settentrionale del territorio lucano, su un altopiano tra due valli – luogo impervio da raggiungere e dove conduceva la propria ricerca in solitario, con l’ausilio dei pochi musici al suo servizio.
L’Istituzione Universitaria dei Concerti (IU) ha iniziato nel 2019 il Gesualdo Project per rilanciare l’interesse intorno al compositore. Il progetto, che consiste nella esecuzione completa dell’opera di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, il più “moderno” tra i compositori rinascimentali, è stato interrotto a causa della pandemia. Dopo lo straordinario successo di pubblico e di critica che ha accolto l’esecuzione dei precedenti concerti, Les Arts Florissants diretto da Paul Agnew completa, con due concerti il 12 e il 15 febbraio, il ciclo dei Madrigali di Gesualdo con l’integrale del Quinto e del Sesto Libro, gli ultimi e più sorprendenti dal punto di vista armonico, all’interno di un ampio progetto europeo in collaborazione con la Cité de la Musique – Philharmonie de Paris.
«Vogliamo contestualizzare i madrigali di Gesualdo associandoli alla musica dei suoi contemporanei – ci racconta Paul Agnew – tracciando l’emergere del madrigale cromatico e, in una certa misura, cercando di comprendere come Gesualdo sia giunto, proprio alla fine della sua vita, a scrivere una musica che ancora oggi continua a sconvolgere e affascinare. Ritenuto talvolta un folle che aveva perduto la ragione, è stato, a tutti gli effetti, un artista che ha seguito la propria logica creativa e ha contribuito ad ampliare e spingere ai suoi limiti estremi le possibilità di espressione musicale. Il Conte Gesualdo infatti è allo stesso tempo un omicida violento reo confesso, un cristiano devoto e pentito, un esponente della nobiltà e un compositore riconosciuto. Quindi una figura complessa e contraddittoria, che gioca un ruolo chiave in questo periodo cardine dell’inizio del Seicento: il suo contributo è fondamentale nell’affermazione della musica nuova, drammatica e moderna – la Seconda prattica».
Fondato nel 1979 da William Christie, Les Arts Florissants è uno degli ensemble di musica barocca più conosciuti al mondo. Fondato in nome della creatività, del piacere e della condivisione, l’ensemble – che prende il nome da una breve opera di Marc-Antoine Charpentier – ha svolto un ruolo pionieristico nella rinascita di un repertorio che era stato in gran parte dimenticato e che oggi è apprezzato in tutto il mondo, in tutte le più prestigiose sale da concerto. Questo spirito pionieristico non è mai morto, e i due direttori artistici di Les Arts Florissants, William Christie e Paul Agnew, continuano oggi la tradizione di ricerca e innovazione dell’Ensemble. Les Arts Florissants sono artisti in residenza alla Philharmonie de Paris dal 2015.
Il tenore e direttore britannico Paul Agnew dal 1992 è diventato stretto collaboratore di William Christie e del suo ensemble Les Arts Florissants. Ha inoltre cantato con direttori quali Marc Minkowski, Ton Koopman, Paul McCreesh, Jean-Claude Malgoire, Sir John Eliot Gardiner, Philippe Herreweghe e Emmanuelle Haïm. Dal 2011 al 2015 ha realizzato il ciclo completo dei madrigali di Monteverdi, dirigendone oltre 100 concerti. Dal 2020, Paul Agnew è Co-Direttore Musicale de Les Arts Florissants.
Rientra nel Gesualdo Project anche il concerto del 26 febbraio del Bartholdy Quintet, rinomata formazione tedesca, che proporrà versioni per quintetto d’archi di alcuni madrigali di Gesualdo (esecuzioni strumentali erano diffuse fin dal XVI secolo).