Merita attenzione lo studio realizzato dell’equipe della Diabetologia del Policlinico Federico II, guidata dalla professoressa Olga Vaccaro, in merito alla correlazione fra consumo di pesce e diminuzione di malattie cardiovascolari. “Abbiamo analizzato – fa sapere la stessa – una popolazione di 1,320,509 individui, seguiti per un periodo di tempo che va dai 4 ai 40 anni. I risultati hanno mostrato, con estrema chiarezza, che il consumo di 1-2 porzioni di pesce grasso a settimana si associa ad una riduzione significativa del rischio di infarto e di altre patologie cardiache che, per i casi fatali, si colloca intorno al 17%. Al contrario, il consumo abituale di pesce magro, pur non aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, non si associa a questi benefici”.
Ecco perchè il consumo di pesce grasso, come ad esempio sardine, sgombri, e pesci azzurri, riduce il rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità precoce, mentre il pesce magro come ad esempio spigola, crostacei e molluschi, non hanno lo stesso potenziale. “I risultati di questo studio – ha aggiunto il professore Gabriele Riccardi, già direttore della Diabetologia Federiciana – mettono in luce, per la prima volta, che l’effetto benefico sulla salute cardiovascolare attribuito finora al consumo di pesce in generale è in realtà limitato esclusivamente al pesce grasso”. Quindi lo stesso Riccardi spiega come mai il pesce grasso abbia queste qualità che non si ritrovano in quello magro: “Il pesce grasso contiene quantità fino a 10 volte più elevate di grassi cosiddetti omega-3, benefici per la salute, rispetto al pesce magro, inoltre, il pesce grasso è più ricco di molte altre sostanze salutari come calcio, potassio, ferro e Vitamina D, che possono contribuire all’impatto benefico del pesce azzurro sul cuore”.
DIETA A BASE DI PESCE, L’IMPORTANTE STUDIO DEL FEDERICO II: “TRAMITE QUESTI RISULTATI…”
Secondo i ricercatori che hanno realizzato lo studio, questi risultati potrebbero avere conseguenze importanti sulla dieta delle persone: “La consapevolezza che bastano una o due porzioni di pesce azzurro a settimana per ridurre marcatamente il rischio di malattie cardiache -sottolinea Vaccaro- facilita l’adesione alle raccomandazioni nutrizionali in confronto al generico consiglio di consumare ogni tipo di prodotto della pesca con una frequenza maggiore. Guardando agli aspetti ambientali, la scelta preferenziale di pesce azzurro di piccola taglia, e con un breve ciclo di vita come alici, sardine, sgombri, aringhe e molti altri pesci meno noti ma molto diffusi nel mar Mediterraneo, ha un impatto rilevante sull’ecosistema marino ed è molto più sostenibile dell’utilizzo di specie, ritenute più pregiate, che arrivano sulla nostra tavola grazie all’acquacultura o alla pesca intensiva”.